Operaio morto sul lavoro la tragedia in tribunale

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CONEGLIANOSono state tutte rinviate a giudizio con l'accusa di omicidio colposo le cinque persone indagate dal sostituto procuratore Giulio Caprarola in relazione alla morte di...

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CONEGLIANO
Sono state tutte rinviate a giudizio con l'accusa di omicidio colposo le cinque persone indagate dal sostituto procuratore Giulio Caprarola in relazione alla morte di Dino Corocher, l'operaio 49enne della Garbellotto Botti deceduto sul lavoro il 26 luglio del 2017. Si tratta dei tre fratelli Garbellotto, titolari dell'omonima azienda: Piero, 37 anni di San Fior, noto anche come presidente dell'Imoco volley Conegliano; Piergregorio, 37 anni, di Conegliano e Pieremilio, 35 anni, anche lui residente a Conegliano. Con loro sono finiti a processo il direttore generale Graziano Cavalet, 66 anni residente a San Fior, e il 49enne Matteo Cestaro, che al tempo dei fatti era il responsabile della sicurezza. Nell'accogliere la richiesta della Procura il gip Angelo Mascolo ha sottolineato come l'incidente costato la vita all'operaio sia una vicenda complessa che merita un approfondimento in fase dibattimentale.

L'INCIDENTE
Erano passate da poco le 8.45 quando la mattina di quel 26 luglio Corocher stava lavorando come ogni giorno ad una delle macchine rifilatrici che passano le tavole di legno di rovere con cui vengono costruite le botti della Garbellotto. Secondo gli accertamenti svolti dai tecnici dello Spisal e della Usl 2 una scheggia appuntita sarebbe improvvisamente schizzata dal macchinario centrando in pieno il 49enne. Il pezzo di legno ha raggiunto il mastro bottaio al collo all'altezza della carotide, provocando una ferita profonda che ha causato una copiosa e istantanea emorragia. Inutili i primi soccorsi dei colleghi, che non sono riusciti a tamponare la perdita di sangue. Quando sul posto sono arrivati i sanitari del Suem 118, Corocher era già morto. Il pubblico ministero ha subito orientato le indagini per capire quale sia stata la dinamica dell'incidente e cioè come e perché una scheggia di rovere si sia staccata in quel modo dal pannello in fase di lavorazione, rivolgendo l'attenzione degli investigatori anche su possibili difetti di manutenzione o carenze degli apparati di sicurezza tali da profilare delle responsabilità penali specifiche.
L'INCENDIO

La tragedia era avvenuta a pochi giorni di distanza dalla riapertura dello stabilimento di Viale Italia che nella notte tra il 3 e il 4 aprile dello stesso anno aveva semidistrutto da un pauroso incendio. Le fiamme rasero al suolo oltre 3 mila metri quadrati di magazzino. Fortunatamente però il fuoco risparmiò l'area in cui vengono prodotti le botti. Una attività industriale che, iniziata nel lontano 1775, rappresenta anche un pezzo di storia del territorio.
Denis Barea
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Il Gazzettino