Le ong bocciano il codice di condotta proposto dal Viminale: diversi i punti contestati. Si vedranno nelle prossime ore per concordare emendamenti da proporre e venerdì prossimo...
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Tra le più dure la tedesca Sea Watch. Il Codice, ha spiegato al termine della riunione Sandra Hammamy della ong, «è contro le leggi marittime in molti punti. L'Italia è stata lasciata sola dall'Unione Europea su questo tema, ma non è giusto incolpare le ong che sono l'anello debole della catena. Noi - ha sottolineato - portiamo i migranti in Italia invece che a Malta o in altri porti perchè ce lo indica il centro di coordinamento marittimo della Guardia Costiera di Roma. Non accetteremo la presenza della polizia a bordo, siamo un'organizzazione umanitaria, salviamo vite». Hammamy ha poi contestato l'ipotesi di una chiusura dei porti italiani per chi non firma il codice. Gunter Koertel, di Sea Eye, ritiene «molto, molto difficile trovare un punto d'accordo in tre giorni». Più ottimista Save the children, secondo cui «è necessario proseguire il dialogo con tutti gli attori coinvolti, nella più grande lealtà e trasparenza». L'intento del Viminale è quello di lasciare alla Guardia costiera libica il compito di fare soccorso nella propria area di responsabilità.
Le trattative con le ong per arrivare ad una posizione condivisa continueranno ma il negoziato non andrà per le lunghe. Il testo proposto potrà essere integrato venerdì con le richieste delle organizzazioni, ma senza stravolgimenti. E chi non firma - è la linea del ministero - ne sopporterà le conseguenze. In mare si continua però a morire. Proprio una ong, la spagnola Proactiva Open Arms, ha trovato 13 cadaveri (anche donne incinte secondo quanto riferito dalla organizzazione) su un gommone carico di altri 167 migranti davanti alle coste della Libia.
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Il Gazzettino