Omicidio Vaj, la consulente della difesa: «Nessuna asfissia, morto per un infarto»

Omicidio Vaj, la consulente della difesa: «Nessuna asfissia, morto per un infarto»
VITTORIO VENETOLa difesa ha calato l'asso: «Paolo Vaj non è morto per asfissia ma per un attacco cardiaco o per un episodio fatale di epilessia». A dirlo, sotto giuramento...

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VITTORIO VENETO
La difesa ha calato l'asso: «Paolo Vaj non è morto per asfissia ma per un attacco cardiaco o per un episodio fatale di epilessia». A dirlo, sotto giuramento davanti alla corte d'assise del tribunale di Treviso, è stata ieri mattina Valentina Bugelli, consulente di parte chiamata a deporre dagli avvocati Stefania Giribaldi e Marina Manfredi, difensori di Angelica Cormaci, 26 anni, e Patrizia Armellin, 56, entrambe in carcere e sotto processo per omicidio volontario con l'aggravante della premeditazione.

LA TESTIMONIANZA
Secondo la professionista, Paolo Vaj, trovato senza vita nella sua casa in via Cal dei Romani la notte tra il 18 e il 19 luglio 2019, non sarebbe stato ucciso dalla pressione esercitata dalle due donne che avrebbe provocato prima lo sfondamento toracico e quindi per un'asfissia, ma sarebbe morto per cause naturali: un infarto o un arresto cardiaco provocato da un violento attacco di epilessia. «Le fratture alle costole - ha detto la consulente della difesa - non sono così gravi e potrebbero essere state causate in un altro modo, ad esempio con una caduta che avrebbe peggiorato la situazione legata all'incidente che Vaj aveva avuto una settimana prima con il motorino». Circostanza che secondo l'accusa è da escludere, anche perché la Cormaci ha confessato l'omicidio.
I SEGNI
Ma la consulente della difesa delle due imputate motiva la sua conclusione sostenendo che «non ci sono i segni tipici dell'asfissia o un enfisema. L'unico elemento presente è il viso cianotico, con emorragie cutanee e congiuntivali. Ma sono elementi comuni anche agli eventi cardiaci. La causa più probabile della morte è dunque un infarto o un attacco epilettico, tutte patologie compatibili con un quadro di sofferenza cardiaca dovuto all'ostruzione significativa delle arterie e con il stato cirrotico della vittima». Conclusioni, insomma, ben diverse rispetto a quelle dell'anatomopatologo Alberto Furlanetto, che aveva effettuato l'autopsia, secondo cui è stato proprio lo schiacciamento toracico a uccidere il 57enne

Giuliano Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino