Omicidio Noventa, ultimo atto in Cassazione

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IL DELITTO PADOVA L'iter processuale dei fratelli Sorgato e della...

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IL DELITTO

PADOVA L'iter processuale dei fratelli Sorgato e della tabaccaia veneziana Manuela Cacco, sta per volgere al termine. Il prossimo 8 di maggio a esprimersi sulle due condanne in primo e in secondo grado saranno i giudici della Corte di Cassazione. È l'ultimo tentativo di Freddy e di sua sorella Debora, per cercare di provare la loro innocenza. I fratelli Sorgato, insieme alla tabaccaia, hanno ucciso la sera tra il 15 e il 16 gennaio del 2016 Isabella Noventa la segretaria di Albignasego. In primo e secondo grado sono stati condannati a trent'anni, mentre Cacco a 16 anni e dieci mesi, perché la sua confessione ha aiutato la polizia a stringere le manette ai polsi a Freddy e a Debora. Il corpo di Isabella non è mai stato trovato. Gli inquirenti lo hanno cercato ovunque: sotto terra, nell'inceneritore, nelle campane dell'immondizia e nelle acque del Brenta. Ma nulla. Nel fiume, nel febbraio del 2016, è morto annegato il sommozzatore della Polizia di Stato Rosario Sanarico, detto Sasà, mentre vicino alle chiuse stava cercando il cadere. Ed è morta lo scorso 30 dicembre, senza sapere dove è stato occultato il corpo della figlia, Ofelia Rampazzo di 87 anni. Il figlio, Paolo Noventa, ha dichiarato: «Il tempo del perdono è finito. Mia madre è morta e non ha avuto nemmeno una tomba dove piangere la figlia». Intanto il numero otto, ritorna nel destino giudiziario di Freddy Sorgato. Mentre la sorella Debora ha patteggiato per la detenzione di due pistole e di altre armi un anno, l'autotrasportatore di Noventa Padovana, duro e puro, affronterà anche questo processo il prossimo 8 di aprile. Giusto un mese prima dell'appuntamento con i giudici della Suprema corte. Freddy, dietro alle sbarre di una cella del carcere Due Palazzi dal 16 febbraio del 2016, si è sempre professato innocente, nonostante davanti al Gip Mariella Fino avesse raccontato di avere ucciso Isabella durante un gioco erotico e di avere gettato il corpo nel fiume Brenta. E mentre lui è recluso, lo scorso 18 settembre la sua villa, quella casa dell'orrore dove è stata uccisa la segretaria di Albignasego, è stata acquistata all'asta da una padovana per 261 mila e 750 euro. Ma l'abitazione di via Sabbioni 11 a Noventa è ancora sotto sequestro penale, così come deciso dalla Corte d'Assise fino a quando i giudici della Cassazione non metteranno la parola fine al delitto della segretaria di Albignasego.

Marco Aldighieri
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Il Gazzettino