RAGUSA - Una certezza: il nonno non era in casa di sua nuora al momento del delitto, che è stato commesso da lei. Un'ipotesi: Veronica Panarello potrebbe avere avuto una...
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Lei ascolta attonita la richiesta: «Ho capito bene? Hanno chiesto trent'anni...», dice al suo legale, l'avvocato Francesco Villardita. Poi si chiude in un assoluto silenzio. Per la Procura è stata lei ad uccidere il bambino, da sola. E poi ha cercato di «manipolare» la verità, «adattandola a ciò che emergeva dalle indagini», grazie anche «alla sua profonda conoscenza degli atti processuali». Per i Pm soffre di un «protagonismo esagerato» e ha una «personalità istrionica, teatrale». «Ma - osserva la Procura - non si può manipolare tutta la verità, alcuni dettagli le si sottraggono». Come quando sostiene di avere incontrato per caso il suocero e di averlo fatto salire in auto sul sedile posteriore. Quel tratto di strada la percorre mediamente in 29 secondi, quel giorno in 27. Due in meno. E per fare l'operazione da lei descritta occorrerebbero più di un minuto e mezzo.
Ma non solo. Altri riscontri, frutto di indagini di polizia di Stato, squadra mobile della Questura e carabinieri, convincono la Procura che anche l'ultima ricostruzione di Veronica Panarello («è stato mio suocero a uccidere Loris perché non voleva che il piccolo rivelasse al padre della nostra relazione») non è credibile.
Sul movente resta l'ipotesi «plausibile» della relazione, secondo i Pm, tra suocero e nuora. «È un possibile movente - osserva il procuratore Petralia - è quello che lei ha detto e ne prendiamo atto». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino