ODERZO Si è laureata svolgendo la sua tesi sul Centro di accoglienza straordinario

ODERZO Si è laureata svolgendo la sua tesi sul Centro di accoglienza straordinario
ODERZOSi è laureata svolgendo la sua tesi sul Centro di accoglienza straordinario allestito alla caserma Zanusso. Ci ha messo otto mesi Deborah Facchin di Oderzo per elaborare la...

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ODERZO
Si è laureata svolgendo la sua tesi sul Centro di accoglienza straordinario allestito alla caserma Zanusso. Ci ha messo otto mesi Deborah Facchin di Oderzo per elaborare la sua tesi, discussa all'Università di Verona, corso di laurea magistrale in Servizio Sociale in ambiti complessi, con relatrice la professoressa Emanuela Gamberoni. Io di fronte al muro, questo il titolo dello studio, condotto come studentessa universitaria e come cittadina. Deborah Facchin, si è chiesta che cosa ci sia al di là del muro che circonda la caserma Zanusso. È voluta andare oltre, cercando di vedere al di là. «È uno studio ci tiene a sottolineare che non ha alcuna finalità politica. Desidero diventare assistente sociale perciò ho scelto di studiare un caso complesso presente nella nostra città».

PORTE CHIUSE
La giovane donna non ha potuto accedere all'interno della Zanusso, ha esaminato i luoghi frequentati dai migranti, intervistando tante persone. Dalla sindaca Maria Scardellato alle assistenti sociali, dai gestori del patronato Turroni ai singoli cittadini. Ne è emerso uno spaccato appunto complesso. «Ci sono dei migranti che non sono mai usciti dalla Zanusso spiega la giovane - Quando l'ho scoperto sono rimasta stupefatta. Sono pochi ma non sono usciti perché hanno timore della comunità che c'è fuori. Molti altri invece ormai da tempo frequentano la città perché hanno trovato lavoro. Circa la metà dei richiedenti asilo ha un'occupazione. Ci sono migranti che si fanno decine di chilometri in bici ogni giorno per raggiungere il loro posto di lavoro».
CHILOMETRI IN BICI
A proposito di biciclette Deborah Facchin ha scoperto che: «Uno dei primi luoghi che questi migranti hanno imparato a conoscere è il supermercato Mega. Dove vendono biciclette a prezzi competitivi». Un altro luogo fra i più frequentati sono i giardini pubblici. «I giovani stranieri ci vanno volentieri precisa Deborah Facchin solo che non c'è un percorso di integrazione, ognuno se ne sta seduto sulla sua panchina».
OBIETTIVO CONDIVISO
Un ambito dove i migranti hanno condiviso un obiettivo con gli opitergini è stato quello dell'associazione Adotta un parco, fondata dal compianto Massimo Tombacco. Dove invece giovani stranieri e giovani italiani si mescolano è al patronato Turroni, struttura gestita dalla parrocchia del duomo. I ragazzi della Zanusso qui sono arrivati per allenarsi sul campo da calcio. Da ciò si è passati a una frequentazione costante. «Il Patronato è diventato un punto di incontro vero e proprio con una fascia della popolazione autoctona spiega la Facchin - I ragazzi opitergini che frequentano il luogo per le varie attività ludiche, spesso incontrano e si scontrano sportivamente con i richiedenti asilo: tramite lo sport e il gioco i ragazzi entrano in contatto gli uni con gli altri. Questa conoscenza consente ai giovani di incontrare persone diverse da loro, in un luogo che da tutti è sentito come sicuro e protettivo, entro cui la maggior parte di loro cresce».
DRASTICO CALO

I dati forniti dalla Prefettura e analizzati dalla studentessa mostrano come ci sia stato un drastico calo nelle presenze. Nel marzo 2017 i migranti alla Zanusso erano 380, scesi a 284 a luglio 2018. A quanto pare non ci sono stati in questi mesi nuovi arrivi.
Annalisa Fregonese
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Il Gazzettino