Obbligo di velo alla figlia, padre padrone condannato

Obbligo di velo alla figlia, padre padrone condannato
Marito e padre prepotente, ossessionato dal rigido rispetto delle...

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Marito e padre prepotente, ossessionato dal rigido rispetto delle leggi islamiche, rischia seriamente di finire dietro le sbarre. I ripetuti maltrattamenti all'ex moglie e alla figlia gli sono costati una pesante condanna. Due anni e otto mesi di reclusione. È la pena inflitta dal giudice Beatrice Bergamasco ad A.S., l' operaio marocchino di 46 anni, residente in un quartiere periferico della città, che obbligava le due donne, assistite al processo dall'avvocato Pierilario Troccolo, ad indossare sempre il velo. Il tribunale è andato oltre le stesse richieste della pubblica accusa che aveva concluso per una pena di due anni di carcere. Alla figlia di A.S., principale vittima di questa squallida vicenda di violenze domestiche, è stato riconosciuto un risarcimento di 20mila euro. All'ex consorte il giudice ha liquidato invece 8mila euro. Ma ciò che più conta è la misura cautelare disposta dal tribunale, su richiesta del pm Orietta Canova, e ripetutamente sollecitata dal legale di parte civile. L'operaio marocchino dovrà stare alla larga dalle due donne che ha conitnuato a minacciare e molestare anche nelle settimane passate nonostante il divieto di avvicinamento. Ora nei suoi confronti è scattato l'obbligo di dimora fuori Padova. Vale a dire che non potrà mettere piede entro i confini cittadini. Gli sarà in questo modo precluso qualsiasi avvicinamento all'abitazione dell'ex moglie e della figlia. Qualora non dovesse rispettare il provvedimento rischia seriamente una misura cautelare più afflittiva, come gli arresti domiciliari. La vicenda era venuta a galla un anno fa quando la ragazzina 14enne era stata dirottata dai sanitari del pronto soccorso al Centro regionale per la diagnostica del bambino maltrattato. Dalla denuncia dell'unità di crisi della Clinica pediatrica dell'Azienda ospedaliera era emersa la situazione di violenza e sopraffazione. La ragazzina aveva raccontato di essere stata trascinata dal padre per i capelli, colpita con calci e schiaffi al volto, con una scarpa in testa, spinta contro un armadio e buttata a terra. Il padre padrone non voleva che uscisse di casa e pretendeva che indossasse il velo islamico. Non perdeva poi occasione per offenderla, umiliarla e metterle le mani addosso. In un'occasione l'aveva picchiata perché era uscita di casa soltanto col permesso della madre e non il suo. In un'altra occasione l'aveva trascinata giù dal letto mentre dormiva e presa a calci e schiaffi perchè era rientrata a casa alle 20. La ragazza non ne poteva più di subire violenze, aveva paura di tornare a casa. Una vita così triste da portarla a compiere anche atti autolesionistici. Due psicologhe e un medico del Centro del bambino maltrattato avevano confermato il racconto sottolineando con quanta fatica la madre della ragazzina avesse trovato il coraggio di rompere il muro di paura e di omertà dopo il ricovero al pronto soccorso e di raccontare dodici anni di matrimonio, costellati di violenze fisiche e psicologiche.

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Il Gazzettino