Nuovi arrivi? Deciderà Venezia

Nuovi arrivi? Deciderà Venezia
L'emergenza profughi nel bellunese è tutta legata alle prossime ore....

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L'emergenza profughi nel bellunese è tutta legata alle prossime ore. C'è tensione in vista del vertice di questa mattina a Venezia, in cui saranno comunicati tempi e numeri dei prossimi arrivi e, soprattutto, sarà discussa la decisione del Governo di aprire uno o più hub, ovvero centri di prima accoglienza dalla capienza massima di 100 persone, in Veneto. Eventualità lontana da Belluno, secondo il sindaco Jacopo Massaro, non impossibile stando alla Prefettura. Se così fosse, ai circa 140-145 migrati già ospitati in provincia e sparsi tra diversi immobili delle cooperative e del Ceis, si aggiungerebbe una struttura di smistamento dove trasferire i nuovi arrivati entro 48 ore dallo sbarco e per un tempo massimo di due mesi. L'idea, solo un'ipotesi, fa paura e ha già messo in subbuglio la politica locale. «Ancora non sappiamo nulla - spiega Nicola De Stefano, vice prefetto aggiunto - tutto verrà discusso nel tavolo a Venezia. Certo ospitare un centro simile sarebbe difficile per Belluno ma non si può dire, tutto dipende dalla gravità della situazione. Sono questioni delicate che aprono panorami di riflessione politica ai livelli dell'alta amministrazione». All'attesa per l'esito del Tavolo territoriale, a cui sono invitati i prefetti e i questori del Veneto ma anche i sindaci del Comuni capoluogo, i rappresentanti di Anci e Upi, delle Forze armate, del Demanio, di Cri e Caritas, si aggiunge a quella dei prossimi arrivi fino a ieri ancora avvolti nel dubbio. Il preavviso di solito è di circa 12 ore e il gruppo atteso non dovrebbe essere numeroso, due, massimo quattro persone. A loro ci penserà il Ceis che, dopo le ultime partenze dei giorni scorsi, ha liberato posti nelle sue strutture. Perché i giovani profughi scappano, ora più di qualche mese fa, e questo rende difficile sapere con certezza quanti siano ancora presenti sul territorio. «Fino a lunedì se ne contavano 165 - spiega De Stefano - ma una ventina sembra siano partiti per altri Paesi, il numero esatto ora non l'abbiamo». Dei rimasti, 43 sono affidati al Ceis, divisi tra la comunità de La Secca dove alloggiano in 34 e la casa ferie di Prà Longo dove hanno trovato ospitalità 9 persone tra donne e bambini. A questi si aggiungono i gruppi affidati al Consorzio Si e alle sue cooperative, divisi tra Limana, Belluno, Cadore, Feltre, Fonzaso.
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Il Gazzettino