Nubi sull'economia

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IL CASOROMA L'ombra della recessione si allunga minacciosa sull'Italia. Ad evocarne lo spettro il Bollettino di Bankitalia che ieri, riducendo di quasi mezzo punto le stime di...

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IL CASO
ROMA L'ombra della recessione si allunga minacciosa sull'Italia. Ad evocarne lo spettro il Bollettino di Bankitalia che ieri, riducendo di quasi mezzo punto le stime di crescita per il 2019 (dall'1 allo 0,6%), è andato anche oltre spingendosi a pronosticare un quarto trimestre 2018 con il segno meno dopo il calo dello 0,1% segnato dal prodotto nel terzo: prima contrazione dopo una serie di 14 trimestri positivi. «Stime apocalittiche» le ha subito bollate il vice premier Luigi Di Maio, e si tratta di «quella stessa Bankitalia - ha aggiunto - che ci ha lasciato le banche in queste condizioni perché non ha sorvegliato in questi anni. Non è la prima volta che le stime di Bankitalia poi non si rivelano fondate - ha continuato il ministro - Sono diversi anni che non ci prende. Però quando c'erano quelli di prima facevano stime al rialzo, ora al ribasso».

Intanto un rapporto della Commissione europea avverte: è riemerso il timore che in un paese ad alto debito come l'Italia si inneschi di nuovo il circolo vizioso tra titoli di Stato e banche, in un contesto di spread in crescita.
Tornando alle stime di via Nazionale, un grafico pubblicato sul Bollettino economico di via Nazionale indica per gli ultimi tre mesi dell'anno scorso un calo di circa lo 0,1%, all'interno di una forchetta che va da 0 a -0,2%. Come a dire, appunto, recessione tecnica, anche se nel complesso del 2018 la crescita del Pil sarebbe stata dell'1% sulla base dei dati annuali. Insomma, Bankitalia conferma le analisi di tutti gli organismi nazionali ed internazionali: il Paese balla pericolosamente sull'orlo della crisi e le cause sono essenzialmente due: il ridimensionamento dei piani di investimento delle imprese, come risulta dagli ultimi sondaggi e le prospettive di rallentamento del commercio mondiale.
I RISCHI
Sono invece moderatamente positivi gli effetti sulla crescita dell'accordo raggiunto dal Governo, al fine di evitare l'apertura della procedura d'infrazione, con la Commissione europea: l'impatto favorevole della diminuzione dei tassi di interesse a lungo termine compensa ampiamente quello degli interventi correttivi apportati alla manovra. Per quanto riguarda 2020 e 2021, le proiezioni centrali della crescita sono pari allo 0,9 e all'1% rispettivamente. Ma la dispersione della distribuzione di probabilità attorno a questi valori centrali, avverte Palazzo Koch, è particolarmente ampia. Peraltro, ammoniscono ancora i tecnici di Bankitalia, i rischi sulla crescita sono tutti al ribasso e, oltre che ai fattori globali, sono legati all'eventualità di un nuovo rialzo dei rendimenti sovrani, a un più rapido deterioramento delle condizioni di finanziamento del settore privato e a un ulteriore rallentamento della propensione a investire delle imprese. Un più accentuato rientro delle tensioni sui rendimenti dei titoli di Stato potrebbe invece favorire ritmi di crescita più elevati. Peraltro, le tensioni sul debito pubblico italiano, nei mesi scorsi, hanno lasciato strascichi piuttosto pesanti. «Gli investitori stranieri annota Bankitalia hanno ridotto le loro consistenze di titoli di debito pubblico e di titoli bancari italiani: le consistenze di Btp e titoli bancari in mano agli esteri sono scese rispettivamente di 35,6 e 18,1 miliardi nei primi undici mesi». «La corsa del debito rende molto difficile la possibilità di manovra sugli investimenti che servono alla crescita», ha spiegato con preoccupazione il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. E che il quadro sia negativo è testimoniato anche da altri elementi. Nel trimestre estivo, ad esempi, i consumi delle famiglie sono lievemente diminuiti e le informazioni più recenti indicano che la spesa sarebbe rimasta debole anche nella parte finale dell'anno, a fronte di segnali ancora poco incoraggianti provenienti dal mercato del lavoro. Sulle scelte delle famiglie, sottolinea via Nazionale, avrebbe inciso l'andamento incerto delle condizioni reddituali: dopo la marcata accelerazione nei mesi primaverili, il reddito disponibile al netto dell'inflazione si è ridotto dello 0,2% sul trimestre precedente.

Intanto, mentre la congiuntura non aiuta, il governo cerca il confronto con le parti sociali. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha convocato a Palazzo Chigi i sindacati ma non riesce comunque a sminare la protesta proclamata per il 9 febbraio contro la manovra. «Il decretone ha bisogno di profonde correzioni», dice la segretaria della Cisl, Annamaria Furlan. «Convocazione tarda, manifestazione confermata», ribadisce Susanna Camusso. «Il governo apra i tavoli», sollecita infineCarmerlo Barbagallo della Uil.
Michele Di Branco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino