Novella si racconta

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IL RICORDO
A dieci anni dalla morte e a quasi cento dalla nascita (ricorreranno nel 2020), la Biblioteca di Spilimbergo ha pubblicato e ospita oggi, alle 17, la presentazione del libro La mia casa è sita..., una autobiografia corredata da alcuni racconti della poetessa Novella Cantarutti, a cura di Rienzo Pellegrini con disegni di Lea D'Orlandi.

Dice il professor Rienzo Pellegrini, studioso e docente ordinario di Lingua e letteratura friulana e direttore del Dipartimento di Italianistica Linguistica Comunicazione Spettacolo alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Trieste: «Mi sono occupato a lungo dell'opera di Novella Cantarutti e sono stato coinvolto dagli eredi nella donazione delle sue carte alla Biblioteca di Spilimbergo, facendo pure parte dell'apposito comitato di studio. Ora ho curato questa pubblicazione».
Un archivio ricco?
«Imponente, non tanto per quantità di libri, quanto per le carte. Innanzitutto le sue mitiche agende, oltre cento, che lei conservava in una culla e nelle quali, da anni e fino alla morte, scriveva di tutto: minute di suoi lavori, lettere, testi di conferenze, pagine di diario, poesie inedite. Lei stessa aveva riordinato queste agende e le aveva numerate, accompagnandole con un indice autografo per materie. Secondo me bisognerebbe cominciare con la digitalizzazione almeno degli indici per consentire a chi vi accede di avere dei paletti che indirizzino nella lettura. Vi sono poi i quaderni-diari, dai primi anni Quaranta in poi, non immediatamente accessibili. Infine i cartolari, che contengono di tutto: bozze di stampa, lettere, fra cui quelle scambiate con Pier Paolo Pasolini, con il poeta Diego Valeri e con tanti altri letterati».
Si dice che la Cantarutti stesse lavorando a una sua autobiografia
«È vero, stava raccogliendo materiali dalle varie agende o da altre carte e li riscriveva in un'altra agenda fittissima e piena di correzioni, con una grafia bella ma di non facile decifrazione. Da questo materiale raccolto secondo un percorso personale - aveva estratto 32 cartelle. La pubblicazione ora in uscita riporta quelle cartelle che hanno come titolo La mia casa è sita..., tratto dai pensierini che lei stessa bambina aveva scritto in terza elementare per descrivere la sua casa. In questo lavoro la Cantarutti non parla mai delle sue poesie o prose, ma racconta fatti per lei memorabili. Non è un lavoro finito, ma è evidente che era destinato alla pubblicazione. A questo scritto abbiamo affiancato alcuni suoi lavori giovanili: cinque racconti in italiano degli anni Quaranta, uno pubblicato su Ce fastu? della Società Filologica e gli altri su Gioia. Da questi scritti emerge una persona fuori dal comune, come donna e come scrittrice».
Come si colloca l'opera della Cantarutti nel panorama letterario friulano?
«La sua è una poesia di altissimo profilo non solo in ambito friulano, grande la poesia in friulano e grande la prosa in italiano. Il suo esordio poetico nel 1944/45 propone una poesia ancora gonfia, per divenire quasi subito asciuttissima, densa e di una chiarezza unica. Sia pure scritta in un friulano non facile, quello materno di Navarons, che richiede impegno nella lettura e che la traduzione non riesce a rendere appieno in tutte le sue sfumature. Il suo non è un friulano italianizzato: è quello della madre parlato oltre un secolo fa, quindi conservativo, antico, nel quale Novella ha introdotto solo qualche vocabolo moderno».
Novella e Pier Paolo Pasolini: che rapporto c'era tra i due?
«Un rapporto molto franco. Novella non era malleabile, Pasolini anche un po' aggressivo e magari attaccava personalità della cultura friulana alle quali Novella era molto legata, come Ercole Carletti e Giuseppe Marchetti. Ma entrambi avevano un'idea molto precisa e molto drastica della poesia in friulano: la Cantarutti non pensava al friulano di Navarons come a un contenitore vuoto per metterci dentro la cultura italiana, bensì i valori friulani. Al contrario il friulano di Pasolini era pieno di valori poetici che si legano alla realtà culturale europea. Insomma, se Pier Paolo affonda la sua poesia che è, si badi bene, profondamente friulana in una cultura non locale, per Novella il friulano è portatore di un'etica di valori sociali».
Basta questo libro per ricordare Novella Cantarutti nel centenario della nascita?

«Io posso solo sperare e suggerire che siano messe in programma altre iniziative che portino alla conoscenza e alla lettura delle opere di Novella. Ma cercando di non farne un evento isolato, bensì un progetto che nel tempo possa valorizzare appieno la sua eredità culturale».
Nico Nanni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino