«Non vogliamo fare la fine di Venezia». Parole che fanno male, soprattutto

«Non vogliamo fare la fine di Venezia». Parole che fanno male, soprattutto
«Non vogliamo fare la fine di Venezia». Parole che fanno male, soprattutto se pronunciate dal primo cittadino di un'altra...

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«Non vogliamo fare la fine di Venezia».

Parole che fanno male, soprattutto se pronunciate dal primo cittadino di un'altra città di mare prettamente turistica, come Barcellona.
Il neo sindaco catalano, Ada Colau, ha sospeso la concessione delle licenze per nuovi alloggi turistici con l'obiettivo di limitare, per almeno un anno, l'eccessivo turismo sconsiderato e spesso maleducato che sta irritando i cittadini catalani. Una protesta visibile sui cartelli appesi dai residenti alle finestre e alle porte dei palazzi che invitano i "foresti" a tornarsene a casa o segnalano che la struttura non sarà affittata a scopo turistico. E per citare quale futuro scongiurare, il primo cittadino ha chiamato in causa il capoluogo lagunare come modello negativo, con il commento riportato dal quotidiano "La Repubblica".
Su quel «Non vogliamo fare la fine di Venezia» si dividono le reazioni politiche e cittadine, qualcuno si scalda e qualcuno si mette la mano sul cuore. «Quelle del neo sindaco di Barcellona sono parole che necessitano di un chiarimento - afferma il vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera, Andrea Martella - Il suo dire, in riferimento al numero rilevante di turisti che visitano la città catalana, rappresenta infatti una dichiarazione lesiva dell'immagine di una delle città più belle del mondo e tra i principali poli di attrazione turistica del nostro Paese».
Martella ha già presentato un'interrogazione ai Ministri dei Beni e delle Attività Culturali e degli Esteri. Più cauto il Sottosegretario all'Economia, il veneziano Pier Paolo Baretta: «Una frase infelice quella del sindaco di Barcellona ma è risaputo che abbiamo un problema, quello della gestione dei flussi turistici. E non credo possiamo risolverlo con provvedimenti analoghi a Barcellona e blocco della ricettività turistica. Sicuramente - aggiunge Baretta - è uno dei temi più scottanti che la nuova giunta si trova davanti: gestire 22 milioni di ospiti, una risorsa che rappresenta anche un effettivo problema da affrontare con serietà».
Da parte sua, Martella chiama in causa Brugnaro: «Mi auguro che anche il sindaco di Venezia, così attento all'immagine della città, voglia replicare ed intervenire in merito - incalza il vicepresidente Pd alla camera - Ritengo doveroso tutelare nelle dovute maniere Venezia ed il comparto turistico».

Non si scompone invece Marco Scurati, consulente turistico e ideatore del progetto "San Marco Pass" per il contenimento degli arrivi turistici nel salotto buono di Venezia. «All'Università di Barcellona, Venezia viene presa spesso come esempio da non seguire nella gestione dei flussi: è il "Venice model" chiamato anche "Venificazione", cioè la riduzione della città ad uno scenario di massificazione del turismo che non porta beneficio. Il sindaco non si è "inventato" una frase a caso, ma un modello già utilizzato e questa è la reale situazione. Venezia - conclude Scurati - potrebbe passare da esempio negativo a modello positivo nella gestione dei centri storici per le città d'arte, con provvedimenti più innovativi, drastici e risolutori, come quello a numero chiuso, che possano invertire la tendenza».
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Il Gazzettino