Non tariffe, ma offerte

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Prezziario dei sacramenti nelle parrocchie? In Polesine non c'è. Per i matrimoni, i battesimi o i funerali i parroci si rimettono alla generosità dei fedeli e chiedono un offerta libera. Solo le messe per i defunti o per le intenzioni hanno una quota stabilita di 10 euro. La reprimenda che Papa Francesco, nell'omelia della messa a Santa Marta, commentando il brano del vangelo in cui Gesù caccia i mercanti dal Tempio, ha rivolto ad alcuni parroci che pubblicano la lista dei prezzi non intimorisce i preti della diocesi di Adria e Rovigo, perché qui non si è mai avuto un «tariffario».

A spiegare la situazione è don Bruno Cappato, direttore del giornale diocesano "La settimana cattolica". «L'offerta per matrimoni e funerali è libera - spiega - ma tanti non danno nulla, un po' per la crisi un po' perchè pensano che il prete che celebra il sacramento sia compreso nel servizio».
Cappato condivide la reprimenda di Papa Francesco, ma chiede anche che non si generalizzi: «È giusto che non si speculi su queste cose, ma le parrocchie hanno delle forti spese, anche solo per il riscaldamento, e molti debiti. Mi sembra un bel gesto se il fedele contribuisce a tutto questo». Insomma «i mercanti nel tempio» sono altri e di certo non sono i sacerdoti di periferia che non lucrano sui sacramenti: «La situazione è decisamente diversa. Pensate che siccome ci sono preti che non raccolgono abbastanza offerte durante la messa, da tempo qui da noi, nel caso che un parroco dica più messe, il celebrante si tiene solo la prima offerta mentre le altre vengono girate alla curia in modo tale che vengano distribuite ai parroci che ne hanno più bisogno. Questo dovrebbe far ben capire che qui non si mercanteggia nulla».

Cappato spiega che ogni forma di sfarzo in queste occasioni è scoraggiata: «C'è chi vorrebbe un matrimonio lussuoso, magari non in chiesa ma in qualche luogo esterno per renderlo ancora più barocco. La nostra diocesi ha invece sempre promosso la sobrietà. Qui nessuno chiede che la messa venga pagata. Ma non si può negare che un contributo volontario sia un bel gesto che aiuta la parrocchia a pagare almeno le spese».
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Il Gazzettino