«Non mi fanno paura»

«Non mi fanno paura»
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Chiamatelo pure ritiro spirituale, pausa di riflessione. Ma ieri lo Sceriffo era in quarantena. E ai Do Mori, riconosciuto quartier generale della Lega storica, tirava aria di disarmo. Sarà stata la pioggia, ma la sensazione da the day after era evidente. «Oggi no, oggi no» ripete al telefono Genty. È chiaro che ha accusato il colpo. Chi lo conosce bene, però, giura che la debacle durerà al massimo 24 ore. E infatti già nel tardo pomeriggio ritrova un pizzico di verve. «Ho le mani e la faccia pulita. Se pensano di intimorirmi...». Insomma, il leone ferito tornerà presto a ruggire. Magari con una lista elettorale già fatta. E al timone di comando insieme a lui potrebbero esserci i fedelissimi di sempre, col sostegno dei fuoriusciti tosiani. Risultato impossibile? Vincere le elezioni. Risultato concreto? Far perdere voti al centrodestra, facilitando la strada del Manildo bis. Forse solo ed esclusivamente su questo si addiverrà a un armistizio e in extremis i due generali, il giovane e il vecchio, potranno trovare una sintesi. «Lo hanno pugnalato a morte, senza rispetto per la sua storia e la sua età» è il commento del gestore dei Do mori, il suo autentico ufficio stampa. Passa di là Paolo Candiago, altro supporter della prima ora, e annuisce. Lo Sceriffo, che a botta calda aveva reagito con la solita strafottenza, oggi si sente meno sicuro. A prevalere in lui sembra essere la nostalgia. Quella per un periodo storico che, inevitabilmente, sta tramontando. La Lega dei giovani, quella 2.0 che con sta cercando di rilanciare se stessa, di certe cose non ne può più. Anche se questo parricidio pesa a tutti, perché a Giancarlo vogliono un gran bene, i 2.0 non possono più essere ossessionati dalle persone. «È finita l'epoca dei leader» ripetono. Le calunnie, gli scontri prossimi all'insulto, quelli sui poltronifici e le letterine di raccomandazione, sono lo specchio della questione più grande, quella generazionale. «Non posso consegnare il futuro dei miei figli nelle mani di un'ottantenne» aveva detto mercoledì al K3 il segretario provinciale Dimitri Coin. Il popolo leghista pare aver apprezzato. Non ruota tutto intorno a Treviso, fanno capire dal Carroccio trevigiano, sottolineando che proprio l'isolazionismo di Genty e dei suoi è stato visto come nocivo anche dagli altri sindaci veneti. Non ultimo il sospetto che lo Sceriffo venga per certi aspetti strumentalizzato con trattative a sua insaputa. Esce anche il nome del figlio, Antonio Gentilini, in cima alla lista dei cattivi consiglieri. «Meglio aspettare, ed evitare reazioni scomposte come quelle che ho visto in questi giorni - afferma Enrico Chinellato, fedelissimo di Genty espulso dalla Lega a fine luglio dell'anno scorso -Io sono con Giancarlo, confermo la mia solidarietà umana e politica. Però al momento noi ci prendiamo del tempo per riflettere». Anche i gentiliniani doc sono in quarantena. Forse, si stanno contando.

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Il Gazzettino