«Non mi faccio dire cosa fare da qualche tecnocrate»

«Non mi faccio dire cosa fare da qualche tecnocrate»
ROMA - «Questa manovra non serve solo all'Italia, è nell'interesse dell'Europa che il nostro Paese possa continuare nel suo percorso di crescita». Il muro eretto da palazzo...

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ROMA - «Questa manovra non serve solo all'Italia, è nell'interesse dell'Europa che il nostro Paese possa continuare nel suo percorso di crescita». Il muro eretto da palazzo Chigi non si sbriciola. Neanche di fronte alle osservazioni in arrivo dalla Ue. Anzi si innalza ogni giorno di più visto che Bruxelles, tra le contestazioni alla manovra, indica il piano per mettere in sicurezza le aree del Paese a rischio. «È assurdo. Noi non arretriamo di un millimetro, questa legge di stabilità è impeccabile», la difesa del premier. Bocciarla? «Un'ipotesi che non esiste, sarebbe un autogol, pensino piuttosto questa la sua risposta - alla Vallonia e a quei Paesi che lavorano per far saltare tutto».

La strategia quindi è quella di tirare dritto. Di non modificare il testo. Di concerto con il Quirinale. Nessuna preoccupazione, quindi. «Noi abbiamo fatto le cose in regola. L'impianto non cambia», ha ribadito il premier, «ci sono delle clausole eccezionali e noi interveniamo su quelle». Il presidente del Consiglio non intende affatto abbassare i toni della polemica ma allo stesso tempo è ottimista sull'esito della partita con Bruxelles. «Non mi faccio dire cosa fare da qualche tecnocrate. È Bruxelles ripete il premier - che ha qualcosa da farsi perdonare. Noi ci prendiamo tutta la flessibilità che ci occorre».

La consapevolezza dunque è che la Commissione Ue debba indossare i panni del poliziotto cattivo, ma insiste il premier «la politica viene prima della burocrazia». A far irritare il premier è soprattutto l'immobilismo Ue sul fronte dell'immigrazione. «Se l'Europa vuole che l'Italia spenda meno, inizi a fare quello che hanno detto e non hanno fatto, ovvero aprire loro le porte ai migranti». L'attacco al fiscal compact e alle regole Ue rientrano nella strategia della campagna elettorale. «L'Italia dà ogni anno 20 miliardi all'Ue, decisione del governo Monti, e ne riceve solo 12, io mi sono stancato, questo meccanismo non può andare avanti», mette in chiaro il premier.
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Il Gazzettino