Non conoscete Cernusco sul Naviglio? Eppure la cittadina lombarda è stata eretta da Renzi a simbolo della vittoria del Pd, 67 comuni contro 59. Sì, abbiamo scritto «vittoria»,...
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Per questo, agli occhi dei moderati e dei conservatori, che intorno al 2014 per qualche tempo avevano guardato con interesse all'esperimento Renzi, i candidati del centro-sinistra sono apparsi come i narratori della consueta storia. Invece di dedicarsi ai problemi concreti, molti di loro hanno seguito un'agenda nazionale tutta fondata sui «diritto di avere diritti», nuova religione secolare, come propugnata dall'appena scomparso Stefano Rodotà. Così ecco lo ius soli come slogan, gli inviti ad accogliere più migranti possibile, le marce come quella di Milano capitanata da Sala, l'esaltazione dei vari Pride, il disinteresse e quasi il disappunto nei confronti delle paure dei cittadini, fino alle accuse di razzismo rivolte a chi, con argomenti ragionevoli, metteva in dubbio la costruzione di una moschea a Sesto San Giovanni.
Per chiudere con il patetico appello finale del candidato Pd di Genova a sbarrare la strada a quello del centro-destra, Bucci, in nome di «fermiamo i barbari». Si è visto con quale risultato. Infatti, ancorché essere dei barbari, i vincitori del centro-destra erano meglio attrezzati per rispondere alle attese dell'elettorato moderato: esponenti in molti casi del mondo delle professioni, estranei alle macchine politiche, hanno condotto campagne pragmatiche e all'ascolto dei cittadini.
Non a caso al Nord l'unico candidato del centro-sinistra a vincere è stato quello di Padova: un imprenditore e non un uomo di apparato. Sta qui il significato del risultato di domenica: senza voler enfatizzare o dedurre previsioni, esso dimostra, almeno per il momento, l'appannamento del disegno renziano, consistente nel convincere i moderati.
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Il Gazzettino