Nomine, nell'Unione intesa ancora lontana Al via oggi il vertice dei 28: rischio rinvio

Nomine, nell'Unione intesa ancora lontana Al via oggi il vertice dei 28: rischio rinvio
IL RETROSCENABRUXELLES Basteranno le riunioni di oggi e domani ai capi di stato e di governo per mettersi d'accordo sulle nomine alle istituzioni Ue? O sarà necessario un altro...

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IL RETROSCENA
BRUXELLES Basteranno le riunioni di oggi e domani ai capi di stato e di governo per mettersi d'accordo sulle nomine alle istituzioni Ue? O sarà necessario un altro vertice il 30 giugno? La seconda ipotesi appare più probabile, tuttavia il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk conserva una speranza. Certo, ha ammesso che ci sono «differenti visioni e differenti interessi», ma ha aggiunto che c'è anche «una comune volontà di completare il processo prima della prima sessione del Parlamento». Cioè prima del 2 luglio, quando a Strasburgo si riuniranno gli eurodeputati per aprire la nuova legislatura.

Quello delle nomine è un puzzle sempre difficile da montare perché alla fine sono le persone che incarnano le istituzioni: se i governi sono divisi sul ruolo che le istituzioni devono avere, sulle politiche che devono condurre, il negoziato diventa un Everest. Tanto più in una Europa dalle fratture moltiplicate: accanto a quella classica Nord/Sud quella più recente Est/Ovest, poi la frattura tra chi si sente rappresentato e chi no. Poi l'estensione del consenso ai partiti nazional-populisti alle ultime elezioni, che però non ha rivoluzionato gli equilibri politici europarlamentari, essendo la maggioranza di forze pro-Ue in netta maggioranza.
La nomina centrale di questa partita riguarda la presidenza della Commissione ed è ovvio il motivo: la Commissione ha il monopolio dell'iniziativa legislativa ed è la guardiana dei Trattati. Il presidente del Consiglio europeo ha un ruolo di mediazione tra i responsabili di governo. È anche la voce esterna della Ue. Se è debole e di basso profilo, la Ue non spiccherà certo il volo.
IL PUZZLE
Il presidente della Bce è la terza casella da riempire: difficile rimpiazzare Mario Draghi, che non può essere riconfermato. La Bce è la sola istituzione effettivamente federale della Ue: di qui la sua massima importanza. Infine il ministro degli esteri e della politica di sicurezza, che ha un doppio cappello: fa parte sia della Commissione che del Consiglio, ma agisce su mandato dei governi. Si aggiunga il presidente del Parlamento che, sebbene abbia acquisito nel tempo una dimensione politica di peso, non è fa parte formalmente del pacchetto del Consiglio: la sua nomina rientra nelle prerogative parlamentari, però la scelta serve a comporre l'equilibrio degli interessi e delle visioni attualmente contrapposte.
Solo le candidature di derivazione parlamentare alla presidenza della Commissione sono note: Manfred Weber per il Ppe seguito dal socialista Frans Timmermans (olandese) e dalla liberale Margrethe Vestager (danese). Weber è lo Spitzenkandidat, il campione del partito che ha preso più voti.
La sua posizione si è vieppiù indebolita: non c'è una maggioranza in parlamento. Gioca contro il fatto che la sua esperienza sia limitata al pur fondamentale ruolo di capogruppo del Ppe, e soprattutto gioca il no di Macron e dello spagnolo Sanchez. Le rose possibili frutto delle febbrili consultazioni condotte da Tusk sono segrete. Il processo di selezione resta tra i più opachi. In ogni caso da Parigi è stata fatta circolare da tempo l'ipotesi Barnier, il negoziatore per la Brexit. Per il Consiglio sono in pista due liberali entrambi premier: il belga Michel e l'olandese Rutte. Per la politica estera è in pista l'ex presidente lituana Grybauskaite. Un'altra papabile dell'Est è la bulgara Georgieva, amministratrice delegata della Banca mondiale. Infine la guida della Bce. Il dilemma è questo: sarà del tedesco Weidmann, l'anti-Draghi per definizione, inviso al fronte del Sud ma di alto profilo internazionale? Circolano sempre i nomi del governatore finlandese Rehn e del suo predecessore Liikanen. Sul primo persistono dubbi sulla sua caratura internazionale.
Diversi leader europei di punta arrivano già stamattina a palazzo Justus Lipsius: Macron è atteso molto presto. Poi ci sono le riunioni dei partiti con i relativi responsabili di governo. «Saranno ore molto dinamiche», indica una fonte Ue. Il premier Conte arriverà per l'inizio dei lavori, fissati alle 15. Il braccio di ferro sulle nomine avverrà davanti ai piatti della cena.

Intanto il parlamento si prepara alla sessione del 2 luglio fra mille riunioni dei gruppi: ieri Raffaele Fitto di Fratelli d'Italia è stato eletto co-presidente dei Conservatori e riformisti insieme al polacco Ryszard Legutko (Diritto e giustizia).
Antonio Pollio Salimbeni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino