Noi e loro una famiglia allargata

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La cosa straordinaria è che c'è una grande voglia di capirsi e loro hanno iniziato a studiare l'italiano (grazie all'azione piena di entusiasmo e competenza di un ex giornalista volontario) e noi a riprendere in mano quel poco d'inglese che s'imparava ai nostri tempi (lingua che invece loro conoscono discretamente ). Ci si aiuta in tutto. Abbiamo organizzato turni in cucina; spesso anche loro cucinano e devo dire con grande maestria. Sono molto attenti alla pulizia personale e generale. Servizievoli e desiderosi di fare. Grazie ad una persona incredibile, pensionata e volontaria, è stato sistemato il giardino sul retro e si è realizzato in pochi giorni un orto. Poi si sta pensando d'invitare vari artigiani in pensione ad insegnare i rudimenti di un possibile mestiere.

C'è molto rispetto reciproco. Alla sera, seguendo i tempi dei quattro islamici, che sono molto religiosi e quindi in pieno Ramadam, ceniamo alle 21 e dopo riavvolgiamo il nastro della giornata con discussioni interessantissime che ci portano anche a confrontarci sulla storia di ognuno. Nascono momenti molto forti quando dalla storia riemergono le ferite profonde di questa umanità scartata e profondamente offesa. Proprio per questo abbiamo ritenuto opportuno chiedere anche ad una giovane e brava psicologa di Treviso, che ha fatto servizio per tanti anni in questo ambito, di darci una mano.
I giorni passano veloci e ricchi. Tante sono le persone che sono venute a trovarci per dimostrarci il loro sostegno morale e per portare beni di tutti i generi. Il bello è che tante di queste persone politicamente la pensano diversamente e questo testimonia il grande cuore di quel Veneto che è abituato, di fronte alle necessità, a rimboccarsi le maniche e ad agire senza ma e se.
Grazie alla persona che ormai vive con noi da quando è iniziata questa esperienza e ci aiuta in tutto (persona del paese che aveva perso il lavoro e che adesso faremo di tutto per mettere in regola per un anno grazie ai ‘famosi' trenta euro ) siamo riusciti nella prima settimana ad ottenere per tutti i ragazzi la tessera sanitaria, un codice fiscale e un medico. E poi tutti si sono sottoposti a una visita di controllo in ospedale e a una regolare vaccinazione.
In questi giorni mi è sembrato anche giusto andare in Questura per capire come meglio agire per ottenere correttamente, per quelli che volessero restare in Italia, dei certificati/visti, pensando soprattutto alle famiglie che queste persone hanno lasciato nei loro rispettivi paesi africani e ad un possibile ricongiungimento. Ho trovato in Questura persone gentilissime che mi hanno accolto con grande attenzione e mi hanno chiarito tutti i passaggi possibili offrendo la loro disponibilità anche nel momento in cui dovessi avere problemi.
Intanto in questi giorni leggevo su giornali locali e non che, dopo la nostra iniziativa, anche la Caritas di Treviso si sta organizzando per avviare esperienze simili. Che bello: un segnale di grande significato. Non dimentichiamoci che la Caritas da anni opera in questo ambito dando un contributo tante volte determinante e fondamentale.

A tutte le persone che stanno contribuendo, in modo diretto, a far sì che questa esperienza sia una grande esperienza di umanità comunitaria va un grazie speciale. Ma vorrei anche ringraziare tutti coloro (tantissimi) che da tutta Italia mi hanno mandato messaggi straordinari dimostrando come l'Italia è, e come può continuare, ad essere. Non si abbia mai paura di scoprirci ‘deboli' perché aperti all'altro.
Antonio Silvio Calò

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Il Gazzettino