NOALE - Da quando chiese al suo parroco di San Martino di Lupari come poteva essere utile alla Resistenza sono passati 72 anni. Ma Sergio Rigo, noalese classe 1927 -architetto...
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Al ministro Boschi, che domenica ha auspicato in televisione che i "veri partigiani" sostengano il sì, sollevando un polverone politico, l'architetto Rigo - fratello di Mario, sindaco di Venezia per due mandati negli anni Settanta - non vuole essere accostato. «Il mio ragionamento non c'entra con quello che ha detto la Boschi - spiega - Ho seguito in questi giorni il dibattito che si è sviluppato attorno alla riforma costituzionale e i pareri di illustri studiosi come Zagrebelsky o Cassese. Ma dopo aver visto tanti governi in balia dei piccoli partiti ora sono orientato per il sì. E sono convinto che tanti vecchi amici, se fossero qui, sarebbero d'accordo con me. Per questo dico che non si può chiamare in causa l'Anpi, che ha una funzione diversa».
Certo, anche ai suoi tempi fra quanti combattevano fascisti e nazisti le posizioni erano diverse: Sergio, che a 17 anni fu mandato da un avvocato di San Martino di Lupari, Gavino Sabbadin (in seguito prefetto di Padova) a fare la staffetta partigiana, per essere poi inquadrato nei reparti armati, aveva un suo codice etico: «Uccidere solo se necessario, in ogni caso creare meno danni possibile alla popolazione». Ma l'obiettivo condiviso con le altre formazioni era lo stesso. Per questo oggi rifiuta di vedere accostato il nome dell'associazione dei partigiani «in uno scontro che ha finalità politiche».
Così l'ex partigiano, che in passato è stato anche sindaco a San Michele al Tagliamento, ha pensato di far salire la sua protesta ai livelli più alti. Ovvero al Quirinale, con una lettera al Capo dello Stato. Del resto l'architetto Rigo non fa sconti a nessuno: in passato scrisse a un noto quotidiano nazionale per contestare l'elezione di Giorgio Napolitano, che a suo tempo non aveva condannato l'invasione sovietica dell'Ungheria. La lettera non fu pubblicata ma lui ricorda ancora. Per chi ha vissuto quegli anni, del resto, la memoria rimane l'arma più forte per la testimonianza.
Alberto Francesconi
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Il Gazzettino