Nitti applaude: «Restano le specialità» Giron critica: «Raddoppiano le spese»

Nitti applaude: «Restano le specialità» Giron critica: «Raddoppiano le spese»
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I MEDICI
PADOVA
Un ospedale a due gambe, un piede piantato in via Giustiniani, l'altro in una nuova area. Padova Est, per esempio. Se fosse un nosocomio a una testa, leggi un unico ente giuridico, sviluppato su due location? «Potrebbe essere. Portare nell'attuale Policlinico l'Istituto oncologico veneto, abbattere il Monoblocco e creare l'area del materno infantile e l'area dell'anziano, i pazienti acuti portati fuori: mi sembrerebbe una soluzione intelligente - dice il professor Donato Nitti, già direttore del Dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche e gastroenterologiche dell'Università di Padova - e sono in molti a pensarla così. In questo modo si accontenterebbero tutti: i padovani che desiderano la comodità di un ospedale centrale, gli anziani che sono sempre più numerosi e puntano sulla facile accessibilità, l'alta specializzazione che otterrebbe ampi spazi, fuori».

Se andrà in porto questa vision, l'attuale sito non verrebbe abbandonato con il rischio di finire avvolto dall'incertezza o, peggio, cadere nel degrado, ma anzi valorizzato previo un rifacimento edilizio complessivo mentre l'Università, che da sempre chiede a grandissima voce un'area adeguatamente ampia dove esercitare ricerca e didattica, potrebbe trovare a Padova Est terreno fertile per l'agognato campus. Insomma, due piccioni con una fava.
Ma l'idea del dualismo non piace proprio a tutti. «Le spese finirebbero raddoppiate. Io resto della mia opionione: l'ospedale - commenta il professor Giampiero Giron, decano degli anestesisti rianimatori - serve ai malati, dev' essere di facile accessibilità, non è chiamato a soddisfare nè le ambizioni artistiche degli architetti, ogni riferimento all'ospedale dell'Angelo di Mestre è puramente voluto, nè il desiderio di apparire dei medici. Rimango dell'idea che andrebbe rifatto dov'è, comunque non a padiglioni. In via Giustiniani si tiene il Giustinianeo, monumento nazionale e lo si trasforma in uffici amministrativi e aule per la didattica, tutto il resto si rade al suolo, e si rifà. Dico sempre: ci vorrebbe una torre per le procedure invasive, che farei dov'è l'obitorio e due grandi reparti di degenza lungo le linee dell'ostetricia e dell'ortopedia. Ci starebbe tutto nella zona est, restituendo alla città la zona ovest, di Policlinico e Monoblocco». Farlo altrove significherebbe, a detta di Giron, creare solo disagi. «L'ospedale deve essere comodo, non devo fare un viaggio per andarci». Il cattedratico è particolarmente critico con Palazzo Bo.

«Vorrei chiedere al rettore quanto ha speso l'Ateneo per Medicina. L'Università ha costruito per tutti, Agripolis per Agraria, il Vallisneri per Scienze, per Ingegneria tutti gli edifici del mondo. Per Medicina non ha messo neanche una lira. Voglio dire: l'Università dovrebbe stare zitta perchè ha sempre pensato che tutto quello che riguarda Medicina sia compito della Regione. Altrimenti, che tiri fuori i soldi. Non si può pretendere, e le spese sono poi a carico degli altri. Salvo il piccolo istituto di Microbiologia di via Aristide Gabelli, l'Ateneo negli ultimi settant'anni per Medicina non ha speso nulla mentre ha costruito il costruibile per le altre facoltà. Alla mia età - chiude Giron - non ho alcun traguardo da raggiungere, mi dispiace soltanto la progressiva decadenza medica patavina. Una volta la gente veniva a Padova perchè qui c'era quello che non c'era altrove, oggigiorno purtroppo non è quasi più così. E questo, dico la verità, mi amareggia non poco.
Federica Cappellato
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Il Gazzettino