PALERMO - È una decisione destinata a suscitare polemiche e ad aprire un dibattito all'interno della chiesa. L'arcivescovo di Palermo, cardinale Paolo Romeo, ha proibito la...
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Il ragazzo riceverà egualmente la cresima, ma in forma privata. Motivi di opportunità, spiega il cardinale Romeo, lamentando il clamore mediatico dato alla vicenda pur sottolineando: «Questo non significa che le colpe dei padre devono ricadere sui figli». Sulla decisione probabilmente hanno pesato anche le polemiche suscitate a settembre per il matrimonio della nipote del superlatitante Matteo Messina Denaro celebrato nella Cappella Palatina, gestita proprio dalla Curia. Ma questa volta i pareri tra i fedeli sono discordi.
Maurizio Artale, presidente del centro Padre Nostro, fondato a Brancaccio proprio da Padre Pino Puglisi, critica la scelta dell'arcivescovo. «Questa non è la Chiesa dell'accoglienza che predica Papa Francesco, questo ragazzo è stato discriminato». E a sostegno della sua tesi cita un episodio che riguarda proprio l'opera pastorale svolta dal parroco di Brancaccio. «Corrado - dice - era un bambino del quartiere costretto dal padre a rubare. Ma Padre Puglisi non ha mai negato a ragazzi come lui il diritto di ricevere la comunione». Per Artale «se si voleva evitare davvero la strumentalizzazione del caso, allora sarebbe stato più sensato officiare la cresima con tutti i ragazzi del corso in un'altra parrocchia». «Una forma di celebrazione privata - spiega - fa ripiombare indietro nel tempo, quando i sacramenti venivano officiati dalla Chiesa ai nobili in forma ristretta. Certe scelte invece devono essere pubbliche e vanno condivise, con tutto il coraggio richiesto, specie ora che Papa Francesco chiede una chiesa aperta a tutti, a meno che non si abbiano dubbi sulla condotta del ragazzo».
Non la pensa allo stesso modo don Francesco Michele Stabile, storico della chiesa e presidente della commissione arcivescovile che ha promosso la causa di beatificazione di don Puglisi, secondo il quale occorreva dare un «segnale» alla famiglia Graviano e alla società. «La scelta della Curia - osserva - non è un atto di discriminazione verso il ragazzo. Non gli si nega la cresima ma l'uso di un luogo che accoglie le spoglie di don Pino, e quindi è un simbolo della resistenza alla mafia». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino