Un sequestro di persona che doveva essere un modo per risolvere problemi economici, ripianare debiti. E che al momento dell'azione sarebbe stato spacciato per un tentativo di...
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In realtà non è successo nulla. Quando - secondo questa ricostruzione - Silvestrin e i due Gallani stavano per entrare in azione, scendendo dal furgone, da tempo attenzionato dagli inquirenti, si sono trovati circondati dai militari che hanno stroncato ogni reazione. I tre erano disarmati. Secondo le contestazioni un controllo a bordo del monovolume Volkswagen modello «Sharan» dell'esercente di Este ha consentito di trovare un cappuccio, corda e coperte. Materiale che sarebbe dovuto servire per bloccare il 13enne al centro del progettato sequestro. Il ragazzino è nipote, per parte di madre, di Bernardo Bressan, importante imprenditore di Thiene, in provincia di Vicenza, nel settore del catering e della distribuzione di bevande alcoliche.
Tra Bressan e Silvestrin c'era un pregresso rapporto di lavoro. A quanto ricostruito dagli inquirenti infatti il primo riforniva il pub «Zebbra» del secondo. Probabile che sia stato questo a contribuire alla scelta del bersaglio. L'azione avrebbe dovuto risolvere i problemi economici del barista e dei due complici. Un piano abbastanza raffazzonato, ma non per questo meno pericoloso, anzi.
I carabinieri - con la importante collaborazione della polizia - hanno lavorato bene e il silenzio. I familiari del 13enne si sono accorti di ciò che avevano rischiato solo quando il comandante in persona dei Ros, poco dopo gli arresti, ha suonato alla loro porta per spiegare la situazione. La madre del ragazzino, costernata, ha persino espresso il dubbio di essere finita su «Scherzi a parte».
Una indagine brillante e veloce. Potrebbe comunque non essere finita qui. Gli investigatori sono infatti alla ricerca di ulteriori complici, che potrebbero trovarsi anche in Polesine. Qui ieri mattina è stata eseguita una perquisizione.
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Il Gazzettino