Nella geografia del contagio, la Provincia di Rovigo, ha numeri che balzano all'occhio

Nella geografia del contagio, la Provincia di Rovigo, ha numeri che balzano all'occhio
Nella geografia del contagio, la Provincia di Rovigo, ha numeri che balzano all'occhio rispetto al resto della regione. Nell'elenco dei comuni con casi positivi diffuso domenica...

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Nella geografia del contagio, la Provincia di Rovigo, ha numeri che balzano all'occhio rispetto al resto della regione. Nell'elenco dei comuni con casi positivi diffuso domenica sera da Azienda Zero ne figurano solo 30 su 20. Quasi la metà dei comuni veneti Covid-free è proprio in Polesine. Dei quali, 15 hanno meno di 2mila abitanti, aspetto che statisticamente offre già una prima risposta. Il dato, poi, va comunque preso con le molle, sia perché la situazione varia di ora in ora, sia perché vi sono comuni che figurano senza casi a dispetto delle comunicazioni dei sindaci, come Giacciano con Baruchella, dove il sindaco Natale Pigaiani già il 25 marzo ha annunciato il riscontro di positività di un residente. Ma la bassa incidenza del virus fra Adige e Po, in questo momento, è un dato di fatto. «Non c'è nulla di prevedibile, molto gioca anche la fortuna», spiega Vinicio Piasentini, sindaco di San Martino che con i suoi poco meno di 4mila abitanti è uno dei più popolosi fra quelli non ancora toccati dal Coronavirus. «Sì, al momento non abbiamo avuto nessun caso. Abbiamo avuto persone in isolamento domiciliare, ma molte situazioni si sono già risolte. Situazioni che abbiamo sempre monitorato con attenzione, anche con la polizia locale. Sulla distribuzione dei casi non c'è purtroppo nulla di prevedibile, ma quello che posso sottolineare è che ho riscontrato che la popolazione di San Martino ha risposto bene alle misure ed ha rispettato le indicazioni. Vedo un grande rispetto delle regole, senso civico e spirito di collaborazione. Il nostro paese è deserto. È vero che abbiamo una popolazione a prevalenza di anziani, ma ci sono anche tanti che ancora lavorano, molti fra l'altro in provincia di Padova e molti anche in strutture sanitarie, a cominciare dall'ospedale di Schiavonia». A febbraio, quando fu emessa la prima ordinanza a firma Zaia-Speranza, Piasentini era stato fra quelli che avevano dato una lettura più restrittiva, venendo anche tacciato da qualcuno di essere eccessivo: «Allora non potevamo sapere cosa sarebbe accaduto, ma ero stato molto rigido e forse anche questo può aver influito. Avevo chiuso le palestre e sospeso ogni allenamento, ricevendo anche qualche lamentela, sempre civile, ma ho tenuto duro e forse questa intransigenza può anche aver contribuito a limitare il contagio».

Francesco Campi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino