Nel Pd locale pochi con la valigia

Nel Pd locale pochi con la valigia
La scissione nel Pd sembra ormai - salvo colpi di scena nell'odierna direzione nazionale - inevitabile. Ma nei ranghi del partito a livello provinciale si preferisce un cauto...

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La scissione nel Pd sembra ormai - salvo colpi di scena nell'odierna direzione nazionale - inevitabile. Ma nei ranghi del partito a livello provinciale si preferisce un cauto attendismo. Anche da parte di chi - in primo luogo il senatore Lodovico Sonego e la sua componente - è sempre stato organico alla minoranza di sinistra che fa riferimento all'ex segretario Pierluigi Bersani. Nessuna fuga in avanti nemmeno da quegli esponenti del circolo cittadino che si riconoscono nell'area riformista (che però non fa riferimento a Sonego) come l'ex consigliere Matteo Loro che da oltre un anno continua a contrastare la linea della segreteria renziana. Insomma, nel Friuli occidentale pare esserci poca voglia di scissione. Anche se alla fine prevarranno le scelte e le logiche nazionali che ricadranno sui territori.

Una situazione anomale quella di Pordenone. Dovuta anche al fatto che sulla partita - che poi si è rivelata dirompente - del referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre non vi era stata una divisione interna ai Democratici attraverso la costituzione - come era avvenuto in quasi tutti gli altri territori - dei Comitati per il no istituiti a livello nazionale da Bersani. In provincia di Pordenone tutti nel Pd (tranne qualche frangia) al referendum si erano schierati per il sì. Lo stesso senatore Sonego aveva lavorato per il sì. A differenza di uno degli altri parlamentari regionali, Carlo Pegorer, che si schierò apertamente per il no. I comitati per il no che si erano costituiti sul territorio erano stati fondati da persone e organizzazioni (come per esempio la Cgil) esterne al partito. Questa situazione, oggi, fa mancare quei nuclei strutturali di partenza attorno ai quali - se spaccatura ci sarà - l'area della sinistra comincerà a lavorare per realizzare il nuovo partito, ribattezzato da più parti la Cosa rossa.

Intanto la segretaria cittadina Daniela Giust, di ritorno dall'assemblea romana di domenica (vi ha partecipato con il delegato Giuseppe Cagnetta, mentre Marco Cavallaro, e i sanvitesi Carlo Candido (renziano delle prima ora) e Antonio Di Bisceglie non erano a Roma per impegni sul territorio) ha iniziato a mettere i ferri in acqua per la fase congressuale. Già nel coordinamento di questa sera si decideranno alcune linee. Le mozioni nazionali (con i relativi candidati alla segreteria) dovranno essere discussi e votati dagli iscritti nei circoli territoriali e dai livelli provinciale e regionale. Dopo la scrematura rimarranno tre nomi che saranno sottoposti alle primarie allargate anche ai non iscritti previste per il 7 maggio: urne dalle quali uscirà il futuro segretario nazionale. Solo dopo ci saranno i veri congressi territoriali per i rinnovi delle segreterie. Nel frattempo si attendono le decisioni delle prossime ore. Da lì si capiranno anche le scelte degli esponenti che contano a livello locale. E solo nei prossimi giorni si potrà capire se ci sarà - e quanto numerosa sarà - la pattuglia degli scissionisti.
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Il Gazzettino