«Negozi aperti di domenica, scelta deleteria per le botteghe»

«Negozi aperti di domenica, scelta deleteria per le botteghe»
IL DIBATTITOTREVISO Il padre lavora alla domenica e ha il turno di riposo al martedì, la madre lavora nei festivi ed è libera il giovedì, i figli, studenti, ovviamente sono a...

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IL DIBATTITO
TREVISO Il padre lavora alla domenica e ha il turno di riposo al martedì, la madre lavora nei festivi ed è libera il giovedì, i figli, studenti, ovviamente sono a casa nel fine settimana. Una scena familiare ormai ordinaria, quella descritta da Sabino Frare. Davanti alla quale, il dirigente della Confesercenti Treviso si pone la domanda: «Ma è proprio necessario comprare una camicetta alla domenica?».

ORARI INFINITI
Mentre entrano nel vivo le aperture non stop del periodo natalizio, anche nella Marca si riaccende il dibattito sul lavoro domenicale e festivo per i settori non essenziali, come, appunto, il commercio. Per Frare non regge la giustificazione secondo cui la domenica molte persone possono fare acquisti per i quali non avrebbero tempo in altri giorni. «Oggi i negozi chiudono anche alle 22 o non chiudono affatto rimarca - la vera differenza è che alla domenica, anziché andare in pochi minuti nel negozio sotto casa o in centro storico, si è disposti a fare una mezz'oretta di strada per recarsi nei centri commerciali, cosa che sarebbe meno agevole nei compressi orari infrasettimanali».
PAGANO I NEGOZI
Le conseguenze di queste nuove abitudini di shopping, però, non toccano solo la vita familiare e sociale, ma anche il tessuto economico locale nel suo complesso: «Durante la settimana i negozi sono deserti, aumentano i consumi ma solo nelle grandi strutture, chiudono i negozi di prossimità che non trovano una clientela sufficiente per sopravvivere. Il costo di questa liberalizzazione selvaggia lo pagano i piccoli negozi». Da tempo associazioni di categoria e sindacati del settore denunciano come il modello di aperture senza limiti finisca per favorire solo la grande distribuzione organizzata e le grandi catene, uniche con personale e risorse per tenere le saracinesche sempre alzate. Tanto che più di qualcuno sostiene come, al di là di reali vantaggi economici, il fine ultimo sia proprio quello di conquistare tutto il mercato stroncando la concorrenza delle piccole botteghe.
PIÙ EQUILIBRIO

Tutt'altra la strada da seguire per la Confesercenti trevigiana: «Si deve perseguire invece una distribuzione equilibrata insiste Frare - dove coesistano poche grandi strutture e molti piccoli negozi, dove i nuovi centri commerciali non facciano morire le città e sparire le piccole attività e con esse un tessuto diffuso e capillare di relazioni economiche e sociali». La risposta al quesito iniziale, sulla necessità di acquisti domenicali di camicie, è chiara.
Mattia Zanardo
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Il Gazzettino