NAPOLI - Nicola Cosentino, l'ex deputato e coordinatore campano del Pd accusato di collusioni con il clan dei Casalesi, era entrato in possesso di atti riservati di indagine....
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A consegnargli quel materiale top secret, racchiuso in una pen drive, un carabiniere già coinvolto negli anni scorsi in una vicenda analoga, ma poi assolto perché ai giudici non vennero trasmesse le intercettazioni che lo riguardavano. È questo lo scenario inquietante disegnato dall'inchiesta della Dda di Napoli che ha portato oggi all'esecuzione di una ordinanza agli arresti domiciliari nei confronti del maresciallo Giuseppe Iannini, 49 anni, in servizio fino al 2013 al Nucleo investigativo di Castello di Cisterna, cuore pulsante delle indagini sulla criminalità organizzata.
Il sottufficiale è accusato di rivelazione di segreto di ufficio aggravato dall'aver agevolato le attività di due clan: i Puca - che operano a Sant'Antimo, a nord di Napoli - e il clan dei casalesi, di cui Cosentino è ritenuto il referente politico (l'ex deputato in questa inchiesta risulta indagato per ricettazione). L'indagine non sembra circoscritta a una semplice violazione di segreto messa in atto per favorire un politico nei guai con la giustizia o per alimentare qualche iniziativa di inquinamento delle inchieste sui clan. Ciò si evince in primo luogo dalle perquisizioni disposte dai magistrati nelle abitazioni di due persone già al centro di vicende giudiziarie caratterizzate da fughe di notizie e presunti ricatti: l'ex direttore e editore dell'Avanti Valter Lavitola, e il sottufficiale dei carabinieri Enrico La Monica, che negli anni scorsi furono indagati nella inchiesta sulla cosiddetta P4.
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Il Gazzettino