MUSICA Suoni brillanti e sintetici, ma anche il calore della corda di un violino,

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MUSICASuoni brillanti e sintetici, ma anche il calore della corda di un violino, e una voce pulita che racconta del buio, della notte e della necessità di «schivare la pioggia,...

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MUSICA
Suoni brillanti e sintetici, ma anche il calore della corda di un violino, e una voce pulita che racconta del buio, della notte e della necessità di «schivare la pioggia, il dolore, le note stonate, le emozioni e l'amore». Così canta, l'udinese Claudio Melchior, nel suo ultimo singolo Schivare la pioggia, pubblicato giovedì dall'etichetta New Model Label di Ferrara, assieme al video, lanciato su YouTube, che anticipa il nuovo album del cantautore friulano, in uscita nel 2021. Con Schivare la pioggia, singolo che affonda le sue note nella schizofrenia di questo 2020, l'obiettivo che si propone Melchior è traghettare la «canzone d'autore, immersa completamente e volontariamente all'interno della vita contemporanea, in una nuova dimensione musicale, più consapevole e organica, capace di abbandonare il sarcasmo beffardo dell'esordio, verso lidi più profondamente cantautorali». Il brano fa riferimento a una dimensione che intreccia alcuni stilemi sonori della new wave europea a un cantato pulito e incarnato che racconta molto delle esperienze indie-pop elettroniche italiane (con reminiscenze dello stile Bluvertigo), nelle sue formulazioni pop dark esplicitamente evocative degli anni Ottanta.

CONSAPEVOLE USO DELLA VOCE
Del resto l'esperienza di Melchior nell'uso della voce affonda nell'esperienza alla radio tra gli anni Ottanta e Novanta, ma anche nella recitazione in teatro. Se le sonorità del precedente Ho molti follower risentivano della spensieratezza brillante e luccicante molto più analogica e pop, in Schivare la pioggia la leggerezza lascia spazio a un maggiore cinismo scuro, che risente dell'anno trascorso e che trova sponda anche nel video, dove il musicista, a mezzo busto, recita il proprio brano, mentre il volto si ricopre di trucco, facendogli assumere i tratti della maschera del clown.
SPECCHIO DELLA VITA
«È una descrizione disperata della vita, con il suo continuo rincorrere il tempo e il senso delle cose», aggiunge la nota dell'artista a margine della pubblicazione. La contaminazione di sonorità avviene grazie alle batterie di Matteo Dainese e ai violini di Lucio Violetta Gasti, che propongono una scelta di suoni molto meno plastici e caldi rispetto al tradizionale synth. «Una canzone senza ritornello, che abbandona la forma canzone, per strutturarsi come una lunga fuga musicale e concettuale, un'ossessione che cresce sempre più in tensione emotiva» la racconta il musicista. Cantautore, Melchior è docente Sociologia all'Università di Udine. Dopo il suo primo album, Ho molti Follower (New Model Label, 2019), la sua nuova produzione cerca un solido ponte tra passato e presente, con alcuni impeti alla Morgan e tanta creatività (per Rumore) per unire il fiume di frammenti elettronici, sostenuto da una misurata vocazione indie pop (Rock It).

Valentina Silvestrini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino