Mose, quei 30 milioni congelati

Mose, quei 30 milioni congelati
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SALVAGUARDIA
VENEZIA Sono decine di milioni di soldi pubblici che potrebbero essere spesi, ma restano congelati nel meccanismo perverso che dal via libera del Provveditorato alle Opere pubbliche del Triveneto pare arenarsi negli uffici del Consorzio Venezia Nuova, che dovrebbe prima disporre i progetti, poi organizzare i lavori. Ora qualcosa si è mosso: dopo mesi di attesa e nervosismo crescente, in questi giorni il Cvn ha assegnato un primo stralcio del progetto per il water-front di Cavallino, nonché quello per il recupero del forte di San Felice a Chioggia. Ma altri progetti finanziati e ordinati da tempo aspettano: dal recupero dell'isola del Lazzaretto Vecchio, a quello del Forte di Sant'Andrea. E la tensione tra il provveditore Roberto Linetti e i commissari del Cvn, Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola, resta altissima.

LE OPERE DI COMPENSAZIONE
Il tema è sempre quello delle opere a margine del sistema Mose. Una trentina di milioni di interventi di compensazione, tra forti da restaurare, bocche di porto e isole da recuperare, a cui se ne aggiunge un'altra decina del Piano Europa per la laguna. Tutti interventi, nei programmi, da completare per la fine del 2021, con la conclusione dell'intero sistema Mose.
IL BRACCIO DI FERRO
A settembre, nell'audizione in commissione ambiente alla Camera, Linetti aveva denunciato chiaramente l'impasse con il Cvn e si era soffermato anche su questi lavori di compensazione. «Ho chiesto ai commissari di anticipare questi lavori - aveva detto - perché se abbiamo dei ritardi per progettazioni complicate, come sono quelle impiantistiche, il Cvn può benissimo avviare interventi in laguna, ambientali e di restauro. Se anziché nel 2021, li finiremo due anni prima, la laguna ci dirà grazie».
Un'impostazione in realtà che è alla base di un braccio di ferro con il Cvn che continua da tempo. Rimasti in due i commissari devono firmare insieme ogni atto. Se uno non è d'accordo, o semplicemente non firma, tutto si arena. Pare che l'ingegner Ossola, in particolare, privilegi gli interventi legati alle opere alle bocche di porto, mentre gli altri restano sulla scrivania.
IL FORTE DI SAN FELICE
Ora si diceva, un paio di progetti sono stati affidati. Ma con ritardi importanti. Quello per il recupero del Forte di San Felice, intervento molto sentito a Chioggia, è andato a Thetis e Agriteco. Dovranno definire gli interventi necessari al recupero dell'area, con i suoi edifici storici e spazi verdi, studiando anche le possibile destinazioni d'uso. Solo il primo passo di un intervento per cui sono stati stanziati 7 milioni, il primo da spendere per interventi di somma urgenza. A gennaio, quando fu firmato il protocollo d'intesa per il recupero dell'area tra Comune di Chioggia, Demanio e ministeri, si immaginava di partire con i lavori prima dell'estate. E invece...
WATER FRONT DEVASTATO

Anche a Cavallino i lavori per il recupero del water-front devastato dai cantieri del Mose sono molto attesi. Il Provveditorato, che ha stanziato 12 milioni, aveva chiesto al Cvn di procedere con una progettazione unificata con il Comune, che ha un'altra dozzina di milioni di Legge speciale da investire. In realtà il Comune è già arrivato alla progettazione esecutiva, mentre il primo incarico per la progettazione in capo al Cvn è di questi giorni. Anche in questo caso se ne occuperà Thetis a cui è stato affidata la progettazione della prima fase di riqualificazione, dal ponte di Ca' Savio a piazzale Santa Maria Elisabetta a Cavallino. Per l'area di Punta Sabbioni ancora si attende.
Roberta Brunetti
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Il Gazzettino