Mose, la "retata storica" è un libro I giornalisti del Gazzettino raccontano

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Dal 4 giugno 2014 il Mose non è più sinonimo di dighe mobili che...

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Dal 4 giugno 2014 il Mose non è più sinonimo di dighe mobili che salvano Venezia dall'acqua alta, ma il nome-simbolo del malaffare e della corruzione. Uno scandalo che ha travolto la Serenissima, in mezzo tra l'Expo di Milano e quello di Mafia Capitale, resta il più grande di tutti i tempi. Basti pensare che la mega tangente dell'Eni che nel '92 azzerò la classe politica italiana era di 140 miliardi di lire, 70 milioni di euro, mentre per il Mose si parla di 1 miliardo di euro ovvero mille miliardi di vecchie lire. A raccontare nel dettaglio e in presa diretta l'inchiesta, con documenti esclusivi, verbali di interrogatorio e mememorie di imputati eccellenti, è il volume, da pochi giorni in libreria, "Mose, la Retata Storica" (Edizioni Nuova Dimensione) con prefazione del direttore del Gazzettino Roberto Papetti. Il libro scritto da tre giornalisti del Gazzettino - Gianluca Amadori, Monica Andolfatto e Maurizio Dianese - contiene sia lo sviluppo delle indagini che una mole considerevole di documenti esclusivi e inediti sull'inchiesta Mose, iniziata ben sei anni prima con una verifica fiscale effettuata dalla Guardia di Finanza nella sede di una cooperativa di Chioggia che lavorava per il Mose. Da lì gli autori ricostruiscono il filo della corruzione che avviluppa la storia recente di Venezia e del Veneto, attorno al Consorzio Venezia Nuova e ai suoi vertici e alle sue imprese. Oggi alle 17.30 nel Palazzo delle Prigioni, in Riva degli Schiavoni, sarà lo stesso Papetti con Gianfranco Bettin a presentare il libro, sollecitato dai liceali del Marco Polo, con la partecipazione di Carlo Nordio, procuratore aggiunto di Venezia. Il blitz della Guardia di Finanza coordinato dai pm Paola Tonini, Stefano Buccini e Stefano Ancilotto, scatta alle 4 del mattino e ammanetta 34 persone: così il 4 giugno diventa dunque la data spartiacque, la data che segna l'inizio della fine per un sistema che si è dedicato al saccheggio dei soldi pubblici per oltre un decennio, utilizzando vari sistemi. È un terremoto per la vita della città, che si scopre ferita a morte. Ma anche in Regione Veneto scoppia il finimondo.

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Il Gazzettino