«Siamo pronti a firmare accordi con tutti i partiti italiani». Sergey Zheleznyak, stretto collaboratore di Vladimir Putin e vicepresidente della Duma, non ne fa mistero. Come...
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VALORI - Un'affermazione che alimenta la preoccupazione delle principali cancellerie europee e che ha da tempo allertato anche i nostri servizi di intelligence. Anche perchè a novembre dello scorso anno fu il parlamento europeo a votare una risoluzione - contrari Lega e M5S - nella quale si accusa il Cremlino di usare «think tank, tv multilingua, pseudo-agenzie di stampa e social media per sfidare i valori democratici e dividere l'Europa».
Non è un mistero che a Mosca da tempo è in corso un vero e proprio via vai di leader di partiti populisti ed euroscettici, non solo italiani. Ultima tre giorni fa Marine Le Pen che - a poche settimane dalle presidenziali francesi - a sorpresa è stata ricevuta al Cremlino da Vladimir Putin. Non tanto onore è stato invece riservato a Matteo Salvini che ai primi di marzo ha avuto a Mosca un faccia a faccia con Zheleznyak e firmato con il vicesegretario generale del Consiglio per le relazioni internazionali di Russia Unita, un accordo il cui testo non è noto se non per il riassunto fatto dallo stesso leader leghista: «Lotta all'immigrazione clandestina e pacificazione della Libia, lotta al terrorismo islamico e - si legge sul profilo Facebook di Salvini - fine delle sanzioni contro la Russia, che sono costate all'Italia 5 miliardi di euro e migliaia di posti di lavoro persi».
Dei nove milioni di euro prestati da Mosca alla Le Pen non c'è traccia, ma molti degli argomenti e delle promesse fatte da Salvini ai russi si ritrovano nelle tesi del M5S. Un anno prima di Salvini a Mosca sono volati Manlio Di Stefano e Alessandro Di Battista per ribadire il no dei pentastellati alle sanzioni, ma per i grillini non si tratta dell'unico incontro avuto con Zheleznyak. Il racconto del viaggio di un anno fa i due grillini lo hanno fatto alla testata online filorussa Sputniknews che, insieme a Russia Today è considerato uno dei canali dove si esercita la propaganda russa in Europa. Sempre su Sputniknews si è esercitato Di Maio in un'intervista rilasciata dopo la risoluzione del parlamento Ue contro Mosca. «Non l'abbiamo votata - sostiene il vice presidente della Camera - perché paragonare la Russia a Daesh è veramente una cosa che dal punto di vista dei segnali internazionali mi sembra alquanto ostile». Grande spazio ai grillini anche su Russia Today, con dichiarazioni e interviste che rimbalzano sul web e sulle piattaforme vicine ai Cinquestelle.
Ma se i recenti incontri, ufficiali e non, di Salvini a Mosca hanno agitato i sonni dei quadri dirigenti del Carroccio - da Maroni a Giorgetti - i parlamentari M5S lasciano a Grillo e Casaleggio il compito di appassionarsi alle tesi di Zheleznyak sul web e ai problemi della sovranità digitale. Oltre alla passione per «l'uomo forte», i grillini condiscono la loro politica estera di anti-europeismo e anti-atlantismo. Ovvero referendum sull'euro e messa in discussione - con tanto di proposta di legge presentata - dell'appartenenza dell'Italia alla Nato.
PREGI - Proprio ieri è partito l'obiettivoesteri tour dell'aspirante ministro degli esteri grillino Manlio Di Stefano. Dodici tappe - si legge sul suo sito - dove «parleremo di Sovranità e indipendenza, Ripudio alla guerra, NATO, Risoluzione dei conflitti in Medio Oriente, di Russia e USA, di Immigrazione e di tanto altro». Siciliano, 36 anni, Di Stefano ha il pregio di conoscere bene inglese e spagnolo, mastica di politica estera meglio del collega Di Maio, e ha il vantaggio di essere stato il primo grillino ospite, quasi due anni fa, al congresso di Russia Unita, partito di Putin e Medvedev.
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Il Gazzettino