Morti da amianto: chiesto il giudizio per 5 ex dirigenti

Morti da amianto: chiesto il giudizio per 5 ex dirigenti
Neria Berton, originaria di Fontaniva, è morta all'ospedale di Cittadella il 12 dicembre 2005. Aveva settant'anni e ad ucciderla era stato il mesotelioma pleurico, il maledetto...

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Neria Berton, originaria di Fontaniva, è morta all'ospedale di Cittadella il 12 dicembre 2005. Aveva settant'anni e ad ucciderla era stato il mesotelioma pleurico, il maledetto cancro che causa l'amianto. Ma la signora era casalinga e non ha mai lavorato in un'azienda che trattava la fibra di amianto. Neria Berton era vedova. Il marito, Bruno De Pieri, ha lavorato per tanti anni alle Officine di Cittadella. Anche lui è stato ucciso dal mesotelioma pleurico. Secondo i consulenti del pubblico ministero Francesco Tonon, Neria Berton si è ammalata lavando le tute di lavoro del marito.

Sono diciannove morti per mesotelioma pleurico e un malato grave. È chiusa anche l'ultima inchiesta sulle vittime dell'amianto delle Officine di Cittadella spa, poi diventate Firema Trasporti spa. Il pubblico ministero Tonon chiede il rinvio a giudizio di cinque indagati. I nomi sono noti. Si tratta di Dino Marchiorello, amministratore delegato delle Officine di Cittadella dal 1965 al 1988 e amministratore delegato della Firema dal 1996 al 1998, di Giovanni Marchiorello, amministratore e responsabile tecnico delle Officine di Cittadella dal 1965 al 1986, di Ottello Bizzotto, presidente e amministratore delegato delle Officine di Cittadella dal 1988 al 1991, amministratore delegato dal dal 1991 al 1993, amministratore delegato e procuratore speciale della Firerma Trasporti, Unità operativa Officine Stanga Cittadella fino al giugno 1994, di Florio Pontarolo, direttore responsabile dello stabilimento e responsabile del servizio di prevenzione e protezione fino al 1995, e di Ugo Soloni, presidente delle Officine di Cittadella, amministratore delegato delle Officine Stanga - Cittadella e amministratore delegato di Firema Trasporti fino al1994.

L'ultima inchiesta, con oltre un centinaio di morti, era stata conclusa dall'ex pubblico ministero Paola Cameran alla fine degli anni Novanta. All'epoca il magistrato aveva ipotizzato la strage colposa. L'ipotesi trovava concretezza nella pluralità di condotte messe in atto nel corso degli anni, che avevano colpito la collettività dei dipendenti con effetti gravi ed estesi, condotte colpose "obiettivamente idonee - scriveva l'ex pubblico ministero Cameran - a determinare per la pubblica incolumità un pericolo rappresentato dalla compromissione della salubrità dell'ambiente di lavoro e dai conseguenti riflessi prodotti all'esterno che hanno esposto al rischio delle polveri-killer un numero indeterminato di persone". Secondo l'accusa, i vertici dell'azienda per anni avrebbero omesso di rendere edotti dei rischi derivati dall'esposizione all'amianto i lavoratori adibiti alla produzione, riparazione e demolizione delle carrozze ferroviarie, rischi "conoscibili ed evidenziati sin dal 1943". Inoltre, non sarebbero stati impiegati mezzi idonei di protezione, nè sarebbe stato provveduto a compartimentare le officine in modo da evitare il propagarsi delle mortali fibre anche ad altri ambienti di lavorazione. Gli operai non sarebbero stati sottoposti a specifico controllo sanitario. L'Inail non sarebbe stato informato dell'esistenza di lavorazioni a rischio-amianto. La malattia ha un'incubazione che può durare anche più di trent'anni. Il primo marzo 2002 il Gruppo Firema aveva risarcito 57 ex lavoratori delle Officine Meccaniche Stanga e Officine Meccaniche Cittadella davanti ai giudici del lavoro. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino