CESSALTO (TREVISO) È scomparsa in Canada, dove si era trasferita dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, la partigiana Olga Cadamuro. Originaria di Cessalto e figura storica...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Olga era stata catturata dai fascisti il 10 novembre 1944 a San Biagio di Callalta, mentre raggiungeva Treviso in bicicletta con altri tre compagni partigiani. Fra loro c'era Ugo Rusalen, originario di Motta di Livenza, che in conseguenza di quell'arresto era stato ucciso l'indomani ad appena 22 anni. Rinchiusa in carcere, la ragazza aveva così trascorso l'ultima notte con lui, l'unico a venire giustiziato.
A conflitto finito la giovane Cadamuro aveva consentito alla magistratura di Treviso di far condannare i vertici fascisti della zona. Attraverso le sue testimonianze, infatti, erano stati identificati alcuni capi delle gerarchie della Rsi, ritenuti responsabili di crimini contro i cittadini civili.
In cerca di un futuro di serenità, Olga e Mario erano partiti per il Canada, dove si erano costruiti una famiglia. Diventata bisnonna, l'anziana parlava ancora bene l'italiano e non nascondeva la nostalgia per il Veneto, ma nemmeno l'amarezza per i mancati riconoscimenti nei suoi confronti: «Di avere una pensione non mi importa più. Ma che anch'io sia ricordata come ufficialmente partigiana, beh, quello...». Un desiderio arrivato fino a Umberto Lorenzoni, presidente dell'Anpi di Treviso, che si era messo in contatto con lei. Finché nel 2014 il governatore Luca Zaia le aveva inviato una lettera di ringraziamento, una targa e una bandiera della Regione. Con un'email i suoi figli avevano fatto sapere che quel gesto l'aveva commossa fino alle lacrime: «Grazie per quello che avete fatto per far sentire mamma in pace rispetto al suo ruolo nel movimento della Resistenza».
© riproduzione riservata
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino