Morì nel furgone giù dal ponte: 3 anni e mezzo

Morì nel furgone giù dal ponte: 3 anni e mezzo
DAL TRIBUNALEBELLUNO Tre anni e mezzo di reclusione per omicidio stradale. È la condanna chiesta ieri mattina, dal pubblico ministero, per Massimo De Nardi. Si tratta del 46enne...

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DAL TRIBUNALE
BELLUNO Tre anni e mezzo di reclusione per omicidio stradale. È la condanna chiesta ieri mattina, dal pubblico ministero, per Massimo De Nardi. Si tratta del 46enne di Longarone che il 19 ottobre 2018 invase con l'auto la corsia opposta, in località Veneggia a Belluno, e urtò un camion della Bartolini che sterzò all'improvviso verso destra e precipitò giù dal ponte. Nel terribile schianto perse la vita il corriere Ivano Bonaldo, 61 anni di Tessera (Venezia). L'avvocato Vanni Sancandi, che assiste l'imputato, ha scelto il rito abbreviato che, in caso di condanna, prevede lo sconto di un terzo della pena. Assenti dal processo, invece, i parenti della vittima che sono già stati risarciti.

L'INCIDENTE ALLA VENEGGIA
L'incidente avvenne verso le 12.30. Il corriere della Bartolini si trovava sulla statale 50, in direzione Belluno centro, e proseguiva a una velocità di 40 chilometri all'ora (il limite è di 50). All'altezza del ponte che si trova davanti al centro commerciale Veneggia, una Volkswagen station wagon Golf, condotta da Massimo De Nardi, invase la sua corsia. I mezzi si urtarono sul lato anteriore sinistro. Poi il camion sterzò verso destra, di riflesso, scavalcò il muretto messo a protezione della strada e cadde nel vuoto. Un volo di 30 metri, alla fine del quale Ivano Bonaldo morì schiacciato dal suo mezzo. Dalle indagini svolte dal Laboratorio regionale antidoping di Padova, emerse che l'automobilista era in stato di alterazione psico-fisica. Le analisi evidenziarono una positività alle Benzodiazepine.
L'IPOTESI DEL MALORE
Il referto fu chiaro: «Al momento del prelievo era sotto l'effetto della sostanza stupefacente Lormetazepam». Si tratta di un potente sonnifero. Ma non solo. Secondo le indagini dei carabinieri l'automobilista stava usando il telefonino al momento dell'incidente: a confermarlo ci sarebbe un messaggio inviato in data 19.10.2018 alle ore 12.33. Che secondo la difesa, tuttavia, fu inviato nei minuti successivi allo schianto. Nella discussione del rito abbreviato, avvenuta ieri mattina in Tribunale a Belluno, l'avvocato Sancandi ha fatto leva su due punti. Intanto il motivo dello scontro. Massimo De Nardi, secondo la difesa, ebbe un malore e svenne. E questo eliminerebbe l'elemento soggettivo del reato, cioè la coscienza e la volontà dell'azione. Inoltre l'incidente avvenne a una velocità molto ridotta e il camionista morì a seguito della caduta dal ponte, perché rimase schiacciato dal mezzo.
IL MURETTO PERICOLANTE

Quanto alla sostanza stupefacente «devono essere manifesti i sintomi, ma sia i carabinieri sia il medico dissero che De Nardi stava bene». La richiesta del pubblico ministero è stata di 3 anni e mezzo di reclusione. L'8 luglio il giudice leggerà la sentenza. A seguito dell'incidente scoppiò una polemica riguardo al muretto che non riuscì a trattenere il camion. Diverse interrogazioni comunali, ancora prima di quella tragedia, avevano chiesto al Comune di intervenire e mettere in sicurezza il ponte. E anche il difensore dell'imputato, ieri mattina, ha specificato che «il muretto era inadeguato. Furono messe delle barriere, ma soltanto dopo l'incidente. Se le avessero messe prima il camion non sarebbe precipitato». Il ponte, di proprietà del Comune, è interessato da un progetto di 600mila euro (270mila saranno messi dalla Regione, 330 da Palazzo Rosso). «Quando sono diventato assessore alla Viabilità e ai Servizi manutentivi ha dichiarato Biagio Giannone mi feci dare una mappa con i punti critici della città. Il ponte era uno di quelli. Ma il progetto, i cui lavori partiranno a settembre, c'era già prima della tragedia».
Davide Piol
© riproduzione riservata
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Il Gazzettino