MONTAGNANA «Archiviare l'indagine sulla morte di mio figlio David vorrebbe

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MONTAGNANA«Archiviare l'indagine sulla morte di mio figlio David vorrebbe dire non rendergli giustizia. Come madre ho il dovere di andare fino in fondo, chiedendo al giudice di...

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MONTAGNANA
«Archiviare l'indagine sulla morte di mio figlio David vorrebbe dire non rendergli giustizia. Come madre ho il dovere di andare fino in fondo, chiedendo al giudice di approfondire le indagini per capire se si è trattato effettivamente di suicidio istigato da atti di bullismo, oppure di omicidio, viste alcune circostanze poco chiare». Ci sono fermezza e fiducia nelle parole di Annapaola Borghesan, la mamma di David Peruffo, il 17enne di Montagnana trovato morto in casa il 5 maggio del 2013. Ieri mattina la donna, assistita dall'avvocato Francesco Missori di Roma, ha incontrato il Presidente del Tribunale dei Minori di Venezia per chiedere che il procedimento, a due anni dall'avvio delle indagini, non venga archiviato. A fine luglio il pm Alina Rossato, nella sua richiesta di archiviazione (a cui la famiglia si era opposta già a fine settembre), aveva definito le violenze subite da David all'interno della scuola navale Venier Cini di Venezia come atti goliardici. Difficile individuare i responsabili, così come dimostrare che erano state proprio quelle molestie a spingere il 17enne a togliersi la vita. Invece secondo la madre e il suo legale il ragazzo non solo è stato vittima di bullismo, ma potrebbe addirittura essere stato ucciso. Un'ipotesi avanzata sulla base di alcune anomalie riscontrate nel salotto di casa in cui il 17enne si è impiccato usando un cavo elettrico come cappio. Qualche ora dopo sarebbe dovuto partire per Venezia, per raggiungere la scuola, dove trascorreva gran parte della settimana, tornando a casa soltanto nel week end. «David era miope, eppure quel giorno i suoi occhiali sono stati trovati dentro il mobiletto del salone, accuratamente riposti spiega l'avvocato Missori E' strano che se li sia sfilati, visto che senza ci vedeva a fatica». Anche il biglietto con scritto «Sono un peso» e su cui finora non è stata fatta nessuna perizia calligrafica, non convince del tutto i genitori: anche se la calligrafia assomiglia a quella di David è strano che il ragazzo abbia scritto in stampatello maiuscolo.

«Il messaggio suggerisce l'avvocato potrebbe essere stato scritto sotto costrizione, per questo abbiamo chiesto che venga disposta una perizia». «La finestra del bagno è stata trovata aperta continua il legale mentre sulle scale c'era un velo di polvere bianca che non è mai stata analizzata, così come non sono state rilevate le impronte né sono mai stati controllati il computer e le connessioni alle celle telefoniche». Aspetti che la famiglia ha chiesto di approfondire attraverso ulteriori indagini. Andrebbero poi risentiti anche alcuni testimoni-chiave per far luce su particolari episodi di cui David era caduto vittima all'interno del convitto. Incursioni in camera da letto in piena notte, botte, offese: David era finito nel mirino di alcuni compagni che pare lo sbeffeggiassero perché era stato adottato. Molestie di cui il 17enne non aveva mai fatto parola con i genitori, forse perché temeva che gli avrebbero fatto cambiare scuola, invece lui amava quell'istituto e si stava impegnando al massimo per realizzare il sogno coltivato fin da bambino: guidare una nave. «Sono fiduciosa, afferma mamma Annapaola mi auguro che venga fatta luce sulla morte di mio figlio». Il Presidente del Tribunale dei minori Maria Teresa Rossi ha ascoltato con attenzione le richieste presentate, riservandosi di decidere se archiviare o meno le indagini e nel caso, se procedere per istigazione al suicidio o per omicidio.
Maria Elena Pattaro
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Il Gazzettino