Al Santo sono stati commessi degli abusi edilizi. Si è chiuso il cerchio sui cinque mini appartamenti costruiti in via Orto Botanico 1, già sede del museo cittadino e della...
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Le indagini erano scattate a seguito di accertamenti effettuati dall'architetto Paolo Merlini, docente allo Iuav di Venezia, su richiesta del magistrato portando a un'analisi storica sullo stato dei luoghi prima dell'avvio dei lavori di ristrutturazione nello storico palazzo di via Orto Botanico 1, all'interno di uno stabile che fa parte del complesso antoniano. L'edificio era stato usato prima come biblioteca e poi come magazzino. Il Comune di Padova non ha mai rilasciato nessuna concessione edilizia per la trasformazione di quei locali in mini appartamenti da 35 metri quadri, tre stanze al massimo, pubblicizzati persino su Internet. Era stato lo stesso ufficio tecnico di Palazzo Moroni a trasmettere in Procura l'esposto con cui si segnalava la realizzazione abusiva dei cinque mini appartamenti nell'ala che s'allunga in via Orto Botanico, già sede del museo cittadino e della vecchia biblioteca.
La decisione era stata presa quando era arrivata in Comune la richiesta di sanatoria presentata dalla proprietà dell'immobile. Era stato accertato che l'allora delegato pontificio monsignor Francesco Gioia non aveva mai chiesto alcuna concessione edilizia. Tutti i beni e gli immobili antoniani sono sottoposti a accordi e regole chiarissime, come riporta una lettera del 20 novembre 2008, trasmessa dal Ministero per i Beni culturali alla Soprintendenza e, per conoscenza, al Delegato Pontificio e alla Veneranda Arca in occasione di un restauro. Qualunque intervento di natura edilizia sugli edifici monumentali della Basilica di Sant'Antonio e degli altri stabili annessi è subordinato al rilascio di un'autorizzazione firmata dalla Soprintendenza che ha potere di vigilanza. Perchè si tratta di beni soggetti a vincoli. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino