Mondo della scuola in fermento: «Tante parole, zero fatti»

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FLASH MOB
PADOVA Domenica sera il mondo della scuola è rimasto in trepidante attesa di conoscere le nuove regole. E quando il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha parlato di orari scaglionati per le scuole superiori è partita la caccia al testo scritto del decreto per capire bene cosa si dovesse fare.

«Non è stato introdotto alcun automatismo precisa il provveditore scolastico, Roberto Natale Le misure di flessibilità organizzativa previste dal nuovo decreto, cioè il fatto di posticipare l'orario di ingresso od organizzare doppi turni, sono previste per gli specifici contesti territoriali per i quali le autorità regionali, provinciali, e sanitarie locali rilevino situazioni critiche e di particolare rischio, previa comunicazione al ministero dell'Istruzione da parte del tavolo di coordinamento regionale».
Allarme rientrato, quindi. Tuttavia, ci sono altri punti che mettono in subbuglio presidi, insegnanti e genitori che ieri pomeriggio, in una ventina circa, si sono radunati per un flash mob in piazza Antenore in contemporanea con altre 13 città italiane.
«C'è il problema dei trasporti che non è stato affrontato ed è determinante fa notare Carlo Salmaso, professore di matematica in un istituto tecnico cittadino Finora i contagi all'interno della scuola sono stati bassi, allora perché non intervenire al di fuori?».
Oltre a investimenti per migliorare il trasporto pubblico oggi in sofferenza, i manifestanti hanno chiesto anche che la Regione intervenga sulla sanità.
«I test rapidi si sono visti sono nei primi due giorni, a volte una scuola aspetta 4 o 5 giorni prima che l'Ulss, già oberata di lavoro, si attivi dice Davide Guerini, genitore del Comitato Priorità alla scuola Chiediamo anche che sia bloccato il maxi-concorso: ci sono tantissimi docenti che hanno già i titoli necessari e se consideriamo che molti degli aventi diritto (per quarantena o positività al Covid-19) non potranno partecipare, è completamente inutile».
Il messaggio che vogliono mandare è che non si deve chiudere la scuola a meno che non si decida per un nuovo lockdown e attenzione alla didattica a distanza che deve essere un aiuto e non supplire alla didattica in presenza, considerando le difficoltà di molte famiglie prive di mezzi o con figli che hanno bisogni particolari, come bambini autistici o con disabilità che la didattica a distanza potrebbe lasciare indietro.

Silvia Moranduzzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino