Le dimissioni del presidente dell'Anpi Giuseppe Mariuz rischia di aprire uno strappo che potrebbe lasciare qualche strascico nell'associazione dei partigiani. Il referendum...
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Il giorno dopo l'annuncio del suo addio Mariuz ha ricevuto diversi messaggi e telefonate (da ex partigiani, qualcuno anche novantenne) di apprezzamento e di richiesta di un ripensamento. «È stata una decisione sofferta - ha confermato ieri il presidente dimissionario - che ho preso dopo averci pensato molto. Per questo mi sento di dire che è definitiva: mi sento a disagio nel continuare a guidare un'associazione ormai lacerata».
La causa dello strappo è da ricercare nel referendum costituzionale e in alcuni comportamenti, in particolare dell'Anpi nazionale che dopo il congresso ha deciso di schierarsi apertamente per il no. «Avevo detto fin dall'inizio - ricorda Mariuz - che si poteva criticare anche fermamente la riforma e si poteva anche dare un orientamento di voto, ma non schierarsi con simboli e bandiere». Bandiere che, spesso in diverse parti d'Italia, sono state affiancate a quelli di movimenti di estrema destra. «Ho sempre creduto che l'Anpi dovesse essere la casa di tutti gli antifascisti e che l'unica discriminante siano i fascismi di ieri e di oggi. In particolare, per la sua storia, l'Anpi di Pordenone è da sempre assai pluralista poiché è sempre stata il riferimento dei garibaldini, degli osovani e degli autonomi appartenenti alle formazioni azioniste di Giustizia e libertà. C'è sempre stata la libertà di confronto delle opinioni diverse. Anche in quest'occasione mi sono sforzato di tenere la barra al centro per rappresentare tutti». Il presidente uscente - eletto all'unanimità nel febbraio del 2013, dopo la morte di Mario Bettoli - ha assicurato che rimarrà alla guida dell'associazione (oggi conta 756 iscritti) fino a gennaio per chiudere i bilanci e organizzare le ultime commemorazioni legate alla Resistenza. Poi il comitato direttivo dovrà procedere con la scelta del nuovo presidente. Sono in molti a pensare che il futuro presidente potrebbe uscire dalla rosa dei quattro attuali vicepresidenti (vi sono anche due donne) attuali: Loris Parpinel, Sigfrido Cescut, Rita Orecchio e Monica Emanuelli.
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Il Gazzettino