«Sono incazzato, voi sapete con chi». Con chi ce l'aveva Giancarlo Galan, martedì sera, mentre veniva arrestato? Con molte persone, di sicuro, accusatori, magistrati, forse...
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È un po' quello che sostengono in Lega. «Galan non si riferiva a noi, ma al suo stesso partito. Alla Camera, e anche fuori, Forza Italia si è limitata ad una difesa d'ufficio, poco più. Sì, s'è battuta per il rinvio del voto, ma nessuna battaglia campale per l'ex governatore - osserva Emanuele Prataviera, deputato veneziano della Lega - Noi, come gruppo abbiamo preso una posizione favorevole all'arresto perchè non abbiamo ravvisato nessun fumus persecutionis, l'indagine è talmente ampia ed efficace. Ma non è un atto d'accusa nè di tradimento. La mia posizione personale è che su una vicenda così enorme, la politica non può sentirsi superiore al resto del mondo, cioè al comune cittadino». Non si sa come abbia votato il deputato Umberto Bossi, ministro con Galan nei governi Berlusconi, notoriamente contrario ai «manettari» come definisce i politici su posizioni non garantiste: «La Lega non poteva fare niente per salvare Galan - dice Bossi - Al di là di ogni altra considerazione, siamo una ventina di deputati e Galan aveva, già in partenza, uno scarto di voti contrario troppo ampio. Non si poteva ribaltare la situazione. Se Forza Italia l'ha difeso a sufficienza? Non lo so. Cosa ho fatto io? Ho votato di testa mia, come sempre».
Anche Luca Zaia, governatore del Veneto e vice di Galan dal 2005 al 2010, commenta l'arresto: «Non c'è nulla da gioire, ora si riprenda a vivere nella legalità». Sulla 'sorpresa' relativa alla grande operazione della Procura veneziana Zaia ha osservato che «nelle 800 pagine dell'impianto accusatorio si parla di un sistema in atto dagli anni Novanta. A queste conclusioni si arriva dopo cinque anni di duro lavoro. È normale che i comuni mortali non sapessero». Sul Mose ha aggiunto: «Si dovesse decidere oggi se costruirlo direi di no - dice Zaia - Ho ereditato il cantiere, quasi concluso e finanziato. Se il progetto fosse presentato ora non passerebbe. Costa 5 miliardi, e nel 2016 vedremo se funziona. Tutto fa pensare che andrà bene». Non fa sconti Gian Paolo Gobbo, lo storico luogotenente di Bossi in Veneto e segretario regionale del Carroccio: «Galan non può essere incazzato con noi, nè considerarci traditori. C'era e c'è bisogno di chiarezza. A certi livelli bisogna stare molto attenti e le responsabilità sono di chi gestisce la cosa pubblica». Fabio Gava, ex Fi ed ex Pdl, assessore per tre mandati con Galan e suo vice dal 2000 al 2005, non è invece sorpreso dal sì all'arresto dei leghisti: «Giancarlo ha sempre avuto un rapporto di amore-odio, conflittuale, mai facile con loro. Da parte sua, la Lega oggi è la nuova destra e torna su quelle posizioni giustizialiste che aveva in principio e che ha poi abbandonato. Ripercussioni sulla Giunta Zaia? Nessuna».
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Il Gazzettino