Mittelfest celebra 30 anni di storia

Mittelfest celebra 30 anni di storia
ANNIVERSARIOÈ in programma questa sera, alle 21, al Teatro Ristori di Cividale, Mittelfest 1991-2021. Un ponte lungo trent'anni, serata a cura di Mario Brandolin e Giacomo...

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ANNIVERSARIO
È in programma questa sera, alle 21, al Teatro Ristori di Cividale, Mittelfest 1991-2021. Un ponte lungo trent'anni, serata a cura di Mario Brandolin e Giacomo Pedini, con Candida Nieri e Michele Marco Rossi (violoncello). Nell'occasione sarà presentata la monografia sui 30 anni del festival, firmata da Roberto Canziani per i testi e da Luca d'Agostino per le fotografie. La sera del 29 luglio di 30 anni fa si concludeva, a Cividale, la prima edizione di Mittelfest. Per chi ha vissuto tutte le edizioni del festival, quella del 1991 rimane la più viva nel ricordo: per la novità culturale che rappresentava, per il programma stimolante, per la presenza all'inaugurazione di ben tre capi di Stato, di ministri e ambasciatori. Cinque direttori in rappresentanza di Italia, Austria, Cecoslovacchia, Ungheria e Jugoslavia ovvero la Pentagonale, la vecchia Mitteleuropa avevano dato vita a un programma di ampio respiro, che sarebbe divenuto monografico su Kafka l'anno successivo, con la direzione del regista austriaco Georg Tabori. Dopo il blocco del 1993, nel 1994 col il cambio di colori politici in Regione - Mittelfest rinacque, anche se con possibilità molto minori rispetto alle due prime edizioni, ma con la medesima qualità delle proposte. Diverse le personalità che si sono succedute, in questi 30 anni, alla direzione artistica del festival: è inevitabile, però, che Giorgio Pressburger, Carlo de Incontrera, Cesare Tomasetig, Mimma Gallina restino nell'immaginario collettivo per aver a lungo assicurato stabilità, vivacità e qualità a Mittelfest.

L'EUROPA CHE CAMBIA
Nel frattempo, erano mutate le condizioni dell'Europa e in particolare dell'area mitteleuropea rispetto a quelle iniziali del festival: la Cecoslovacchia si era divisa; la Jugoslavia non esisteva più: dopo una guerra feroce i cui riverberi culturali, sociali, umani si sarebbero avvertiti anche a Cividale si era frantumata in tanti stati; la Pentagonale si era evoluta nell'Iniziativa Centroeuropea e la stessa Comunità Alpe-Adria aveva preso atto dei nuovi assetti europei. Tuttavia, Mittelfest si adattava al nuovo e restava un punto d'incontro fermo e condiviso (forse più a livello internazionale che interno).
PERCHÉ CIVIDALE
Il festival era nato alla fine degli anni Ottanta come idea proposta da alcuni, in primis Cesare Tomasetig intellettuale con radici ben salde nelle Valli del Natisone , appunto con l'intento di divenire punto di riferimento di quanto l'Europa produceva in campo culturale e dello spettacolo. Ma perché a Cividale? «Cividale era un emblema. Ci erano passati paleoveneti, veneti, romani, longobardi. Era naturalmente un terreno d'incontro, un luogo ideale per un festival internazionale» diceva Pressburger in una intervista a Roberto Canziani (in Scena dell'altra Europa), al quale faceva eco Tomasetig: «Era stata una capitale e poteva tornare a esserlo: di qualcosa che avesse un forte senso ideale». Aggiungeva Mimma Gallina: «Progettando e sviluppando Mittelfest abbiamo vissuto in tempo reale la storia europea. Abbiamo condiviso tutti i suoi entusiasmi e appreso anche le sue contraddizioni». Nel corso degli anni sono venuti meno i confini: sono rimaste le lingue come ostacolo: ma chiunque abbia guidato Mittelfest ha sempre fatto in modo che quell'ostacolo non divenisse un muro, anche se esse «restano probabilmente l'unico elemento di alterità rispetto a ciò che ci sta intorno», sostiene Giacomo Pedini.
CONTRO MILLE OSTACOLI
Insomma, i cambiamenti politici e sociali, le lingue e altre difficoltà non hanno mai fermato Mittelfest, che nel tempo - come raccontano Canziani e d'Agostino nel volume edito per l'occasione - si è caratterizzato per essere multidisciplinare: ha valorizzato Cividale e il suo territorio come spazio teatrale (le piazze, il fiume, la cava di Tarpezzo, le chiese, le vetrine); ha ospitato centinaia di artisti e di personalità della cultura internazionale; ha indagato un'infinità di temi; ha dato spazio ai giovani, ha dato vita a rapporti di collaborazione con tante realtà del territorio e a livello più ampio.
L'EREDITÁ DI PEDINI

Dopo diversi direttori, ora tocca al nemmeno quarantenne Giacomo Pedini: cosa resta di questi 30 anni? «Rimane la necessità della vocazione del festival, che era nato come momento di dialogo culturale nell'area italiana più a Est. Mittelfest è stato un'intuizione notevolissima, ora sono mutate le tipologie di relazioni e quindi è diverso ciò che si racconta ma non la necessità di farlo». Ecco, quindi, il tema di quest'anno, Eredi: «È una parola mobile spiega Pedini che per un verso ci stimola a pensare al rapporto tra passato e futuro, ma stando dentro al presente, e per l'altro si declina a misura di persona. Si è eredi non solo per le tracce depositatesi su di noi, ma soprattutto nel momento in cui si sceglie, nel presente, cosa fare della propria particolare eredità». È eredità la volontà di pensare a un festival che sia strettamente intrecciato col territorio: ecco Mittelland; e rivolto ai giovani sia come produttori di cultura sia come pubblico: ecco allora Mittelyoug pensato e fatto da under-30, che poche settimane fa ha avuto la sua prima edizione. Non resta che attendere il 27 agosto, quando inizierà Mittelfest 2021 portando con sé una impegnativa eredità di valori.
Nico Nanni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino