Minacce di morte a Patelmo: un anno

Minacce di morte a Patelmo: un anno
BELLUNOAssiste uno dei due fratelli in una velenosa contesa ereditaria e finisce nel mirino del perdente che, dopo essersi visto pignorare il quinto della pensione, pensò bene di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
BELLUNO
Assiste uno dei due fratelli in una velenosa contesa ereditaria e finisce nel mirino del perdente che, dopo essersi visto pignorare il quinto della pensione, pensò bene di rispolverare le sue doti da artificiere della Folgore per mettere strizza a quel «cornutone» di avvocato del fratello, ovvero Paolo Patelmo.

È stata una storia pirotecnica quella approdata ieri in aula nel processo contro Alessandro De Rossi, classe 1957, di Viterbo, accusato di ingiurie e minaccia contro Patelmo, parte civile con il suo discepolo Giorgio Gasperin. Nel suo curriculum anche una condanna per aver fatto saltare in aria in negozio, a Viberbo. Aveva avuto un disguido con il commerciante.
L'uomo, accusato di aver scritto una lettera anonima zeppa di insulti, firmata semplicemente Il gruppo di persone che ti vuole ammazzare, ieri è stato condannato ad un anno di reclusione e al risarcimento di 15mila euro.
Ad inchiodarlo le indagini della polizia che nella sua abitazione ritrovarono la vecchia macchina da scrivere e la carta utilizzate per confezionare la missiva. Ma soprattutto trovarono il nastro d'inchiostro che, in negativo, riportava le stesse frasi della lettera.
«Quando vidi la lettera - ha raccontato ieri Patelmo, che da allora, quando scende a Viterbo dove ha uno studio e un casale, non dorme più sonni tranquilli - notai della frasi e soprattutto quel cornutone che avevo già visto in altre lettere». Insomma, il senso investigativo dell'avvocato si mette in moto. Corre subito a prendere il fascicolo del fratello di De Rossi, dentro la quale ci sono più esuberanti missive dell'imputato, e il giallo viene ben presto risolto. Sporge così denuncia e la Polizia trova subito la quadra.
Nel frattempo l'imputato si organizza. E scrive. A mano stavolta, perché la macchina è ancora sotto sequestro. Carta e penna si dichiara estraneo ai fatti e chiede al procuratore di Belluno di adoperarsi per «far abbassare la cresta a Patelmo, il quale - si legge nella missiva - se non la smette di rompere i co..., oltre a fargli avere un brutto procedimento penale andrà a finire che gli farò una bella istruttoria alla Torquemada-Vishinskij. Con il primo (inquisitore) gli dò l'anticipo e con il secondo (pubblico ministero delle grandi purghe sovietiche) gli faccio il ripasso del tordo bottaccio. La prego quindi - conclude De Rossi - di togliermelo dai piedi in modo che la questione finisca qui».
Tuttavia, l'ex artificiere, non si fida nemmeno della Procura di Belluno e a maggiore garanzia si rivolge anche al Consiglio superiore della magistratura pregandolo di «fare in modo che la Procura di Belluno, per il futuro, non mi dia più seccature».

Insomma, ce n'è quanto basta per non sentirsi più tranquilli, come ha dichiarato ieri l'avvocato Patelmo. «Nel mio ufficio e nel mio casale - ha spiegato - ho dovuto installare sistemi di sicurezza, perché sinceramente ho paura».
Lauredana Marsiglia
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino