MILANO - «Siamo nelle mani del governo», ha detto ieri il presidente della

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MILANO - «Siamo nelle mani del governo», ha detto ieri il presidente della BpVi Gianni Mion entrando nel Cda durante il quale l'Ad Fabrizio Viola ha relazionato sulle riunioni...

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MILANO - «Siamo nelle mani del governo», ha detto ieri il presidente della BpVi Gianni Mion entrando nel Cda durante il quale l'Ad Fabrizio Viola ha relazionato sulle riunioni di mercoledì 24 a Bruxelles e giovedì 25 al Ministero dell'Economia. Nel pomeriggio si è riunito il Cda di Veneto Banca con lo stesso copione svolto da Cristiano Carrus.

Entrambi i Cda hanno «confermato la validità del piano di ristrutturazione», preso «atto delle rassicurazioni del Ministero» per una «rapida conclusione del processo autorizzativo». E hanno dato mandato a Viola e Carrus di verificare la posizione di Quaestio, gestore del fondo Atlante, sulla volontà di ricapitalizzazione. Al fondo sono rimasti 1,7 miliardi ed ha trattative in corso sugli npl (i crediti inesigibili) delle ex popolari venete, di Mps e delle tre banche prossime a finire a Cariparma.
Insomma Vicenza e Montebelluna - evidentemente su invito di Padoan - vanno al vedo con l'azionista principale per tastare la sua disponibilità a mettere il miliardo ulteriore di ricapitalizzazione chiesto dalla Ue. Ma al momento le risposte indirette da parte delle banche che hanno costituito Atlante non sono state incoraggianti. «Le fondazioni non mettono più un euro», ha detto chiaro e tondo il leader di Fondazione Cariplo e grande sponsor di Atlante, Giuseppe Guzzetti. Chi non ha partecipato al fondo, tuttavia, lascia aperto qualche spiraglio. È il caso del presidente di Fondazione Cariverona, Alessandro Mazzucco: «Ci dovrà essere un progetto ben costruito e poi vedremo». E il vicepresidente di Acri e consigliere di Abi, Beppe Ghisolfi, avverte: «Non credo al rischio bail-in per le banche venete. Padoan ha affermato che si sta lavorando per trovare una soluzione che scongiuri questa ipotesi e non ci sono ragioni per pensare che non sia così. Diversamente, saremmo di fronte a un disastro».
Ma il tempo stringe, e vista la situazione le venete hanno deciso riunioni frequenti: c'è quella di martedì 30 preceduta da un'altra lunedì 29. L'ha ribadito ieri il Cda di Veneto Banca, che con il presidente Lanza ha confermato «la piena fiducia nella prospettiva dell'aggregazione con BpVi come condizione per il rilancio delle due banche, importante per lo sviluppo di aree rilevanti per l'economia del Paese. Vogliamo una soluzione positiva in tempi rapidi, per completare il lavoro fatto».

La ricerca di una soluzione per il miliardo mancante è affidata però a Padoan. E le opzioni sul tavolo sembrano restringersi. L'ultima ipotesi vede da un lato l'intervento di Atlante attraverso una somma risparmiata da altri investimenti in cantiere, dall'altro una riduzione delle pretese della Ue. Insomma, l'obiettivo è arrivare a 6-700 milioni per chiudere la partita. Padoan da due giorni ha preso in mano il pallino. Per intervenire con fermezza nel dialogo con l'Europa confida nell'esito del colloquio tra Paolo Gentiloni e Jean Claude Juncker, entrambi ospiti del G7 a Taormina ieri e oggi: prima di partire i due avrebbero concordato le mosse con il numero uno Ue. In più Padoan spera che se gli altri tasselli andassero a posto, il sistema bancario che pure con Carlo Messina ha chiuso ad ulteriori esborsi, potrebbe mettere il saldo. Anche per questo a metà della prossima settimana si dovrebbe tenere a Bruxelles un nuovo incontro tecnico - questa volta senza i vertici delle banche - tra i funzionari dell'Antitrust europeo, Mef, Bankitalia e Bce. (lil.ab.)
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Il Gazzettino