«Mihail scusami, non abortirò»

«Mihail scusami, non abortirò»
Sarebbe un quarto di pagina manoscritto, quello trovato nella mattinata di domenica scorsa dalla polizia, durante una perquisizione domiciliare (nella casa di Godega di...

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Sarebbe un quarto di pagina manoscritto, quello trovato nella mattinata di domenica scorsa dalla polizia, durante una perquisizione domiciliare (nella casa di Godega di Sant'Urbano in cui lo studente viveva con la famiglia, prima di finire in carcere a Santa Bona) che non è sfuggita agli occhi curiosi di vicini e passanti. Si tratterebbe di un piccolo foglio, senza firma né data, ma che secondo le prime verifiche sarebbe stato vergato a penna dalla cameriera, dopo la fine della sua relazione con Mihail. Il ragazzo avrebbe custodito quel biglietto in camera da letto, arrotolato e nascosto, tra i suoi effetti personali. Sostanzialmente tre i concetti, espressi in moldavo, che la ragazza avrebbe deciso di mettere nero su bianco: Ti amo ancora. Voglio stare solo con te. Ti chiedo scusa.

Scusa di cosa? Era stato Mihail a lasciare Irina, subito dopo che lei era rimasta incinta. Nella tesi accusatoria del pm De Donà si starebbe così rafforzando l'ipotesi che, nonostante le insistenze di lui, lei non avesse mai voluto interrompere la gravidanza, desiderata come il completamento di un forte sentimento, benché evidentemente non più corrisposto. Forse allora la richiesta di perdonarla sarebbe stata legata al suo rifiuto di ricorrere all'aborto. A sostegno di questa ricostruzione ci sarebbe anche la documentazione medica, redatta dalle autorità sanitarie della Moldavia nei quindici giorni in cui la giovane era rientrata in patria, rinvenuta nella sua abitazione di Conegliano. Quelle carte certificherebbero una gravidanza di circa 23 settimane (periodo dunque compatibile con le 25 accertate durante l'autopsia di martedì) e un buono stato di salute sia della donna che del feto. Nella cartella sanitaria non comparirebbe invece alcun riferimento ad un tentativo di interruzione volontaria: Irina avrebbe semplicemente scelto di sottoporsi nella sua terra di origine, dove il suo segreto poteva essere ancora protetto, alle visite e agli esami che invece non aveva mai chiesto di effettuare negli ospedali dell'Usl Marca Trevigiana, dove probabilmente temeva di essere scoperta prima di aver risolto il problema con Mihail, che infatti agli inquirenti ha sempre detto e ribadito di non volere quel figlio.

Per saperne di più bisognerà comunque attendere gli sviluppi delle indagini, rivolte in questi giorni sia agli amici di vittima e assassino, sia ai materiali sequestrati. È verosimile che venga disposto un incidente probatorio sui telefonini dei due giovani e su alcune chiavette Usb sequestrate a Savciuc. Sue sono anche le ricevute di diverse scommesse su eventi sportivi effettuate nei mesi scorsi. Invece la notte dell'assassinio il moldavo, che sostiene di aver lapidato e strangolato la sua ex in preda ad un raptus, era andato a giocare a videopoker al Bingo e in altri locali, come riscontrato dai filmati delle telecamere. La battaglia tra accusa e difesa starà tutta qui: delitto d'impeto o premeditato?
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Il Gazzettino