Migranti trasferiti da Cona: in 32 accolti anche a Padova

Migranti trasferiti da Cona: in 32 accolti anche a Padova
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PADOVA Sono una trentina gli immigrati che erano ospitati negli hub di Bagnoli e Conetta nel veneziano, tra i protagonisti della marcia di protesta verso Venezia per chiedere un' accoglienza più umana, che hanno trovato accoglienza in provincia di Padova ed un esiguo gruppetto ha trovato invece accoglienza in città. Molto probabilmente questo ultimi, si tratta di 4 o 5 persone, sono stati sistemati provvisoriamente in un ostello o in una struttura. Ad esempio potrebbero essere stati sistemati a Casa a Colori di via del Commissario. Qui spesso trovano spazio temporaneamente gli immigrati che non hanno un alloggio come è accaduto per la dozzina di occupanti di via Bassi nei giorni scorsi, accolti a Casa a Colori per tre giorni in attesa di entrare nelle cooperative.

A Padova infatti, a quanto affermano i rappresentanti delle cooperative che si occupano di accoglienza, i posti sono esauriti. L'accoglienza in diversi appartamenti nei quartieri cittadini vede sistemate circa 500 persone oltre a quelli accolti col progetto Sprar avviato anni fa. Anche quanti sono ospitati nell'hub di Bagnoli in attesa di una nuova sistemazione vengono dislocati in piccoli centri della provincia. Quattro dei giovani in marcia da Conetta a Venezia sono stati accolti invece dalla cooperativa Città Solare in una struttura di Mira, sempre nel veneziano, proprio perché a Padova i posti sono tutti occupati. Sta seguendo in tempo reale, come lui stesso afferma, la vicenda Don Luca Favarin della cooperative Percorso Vita onlus, impossibilitato ad ulteriori immediate accoglienze avendo i posti tutti occupati. «I ragazzi stanno due anni in un lager come sono quelli di Bagnoli o Conetta e poi accadono situazioni del genere - sbotta don Luca - queste cose vanno anticipate e l'unica soluzione è l'accoglienza diffusa. E' un'indecenza che quando il problema migranti ricade in un altro territorio tutti se ne lavino le mani giudicandolo un problema non loro. Si tratta invece di una questione sociale nella quale tutti sono coinvolti».
Don Luca bacchetta i sindaci ed il ministro Minniti. «I ragazzi hanno fatto una camminata di estrema civiltà, non si sono abbandonati a manifestazioni clamorose, rivendicano il diritto ad un'accoglienza dignitosa. Indecente e inaccettabile è invece l'esistenza di grandi centri di accoglienza. Gli sbarchi sono stati ridotti con l'orrendo decreto Minniti che provoca la morte nel mediterraneo di tantissime persone - continua Don Luca - è un problema che continuerà a ripetersi fintanto che tutti capiranno l' importanza della distribuzione sul territorio. Manca la solidarietà tra persone e anche tra sindaci. Troppi sindaci utilizzano lo Sprar (sistema di accoglienza rifugiati e richiedenti asilo finanziato dallo Stato) per giocare al ribasso e fare il minimo indispensabile anche se avrebbero più spazi da destinare ai migranti».

I sindaci che attivano l'accoglienza Sprar mettono a disposizione dei posti nel loro territorio questo fa si che in un Comune che ha deciso per lo Sprar, non arrivino altri immigrati. «Le persone non si possono trattare come rifiuti, si devono gestire le dinamiche dell'immigrazione - tuona Don Luca - la gestione dei migranti non può farsi facendo il compitino, prendendo 4 o 5 ragazzi e disinteressandosi poi del problema sentendosi a posto con la coscienza. Manca la solidarietà civile ma non si può continuare il gioco dello scaricabarile. Serve accoglienza diffusa sul territorio e che tutti facciano la loro parte».
Luisa Morbiato
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Il Gazzettino