Migranti, altre 3 Ong si fermano

Migranti, altre 3 Ong si fermano
Portare avanti le operazioni di salvataggio è diventato troppo pericoloso. E così, dopo la presa di posizione di Medici senza frontiere, altre tre ong hanno messo in stand-by le...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Portare avanti le operazioni di salvataggio è diventato troppo pericoloso. E così, dopo la presa di posizione di Medici senza frontiere, altre tre ong hanno messo in stand-by le missioni nel Mediterraneo. «Abbiamo deciso a malincuore di sospendere temporaneamente le missioni - scrive su Twitter il direttore della tedesca Sea-Eye, Michael Busch Heuer - siamo stati oggetto di messaggi ingiuriosi e violenti, non ne tollereremo altri».

A stretto giro arriva anche l'annuncio di Save the children, che si rammarica «di dover essere costretta a mettere in pausa le operazioni», mentre la nave Vos Hestia resta ferma a Malta «in attesa di capire se ci sono le condizioni per riprendere».
E anche Sea-Watch, una delle ong ribelli che insieme a Msf e Jugend Rettet non ha sottoscritto il codice di condotta del Viminale, ha interrotto le missioni finché non si capirà come si comporterà la Libia e quali contromisure adotterà L'Ue. Le ragioni sono le stesse che hanno spinto Msf allo stop: la mutata situazione di sicurezza nel Mediterraneo occidentale, dopo che il governo libico ha annunciato di aver istituito l'area Sar di propria competenza per 97 miglia marittime e che la «difenderà da imbarcazioni non autorizzate».
Le ong accusano anche l'Italia e l'Europa, considerate «complici» del blocco. «È quello che vuole l'Europa» sostiene Oscar Campos, fondatore di Proactiva Open Arms, l'organizzazione spagnola che nei giorni scorsi ha subito un'aggressione in mare da parte della guardia costiera libica. Mentre il portavoce Riccardo Gatti annuncia che proseguiranno con le operazioni: «Non abbiamo avuto rassicurazioni, ma le dichiarazioni della Libia non sono avvenute tramite canali ufficiali. E ricordiamoci che la Libia agisce con motovedette pagate dall'Italia».
Nei giorni scorsi le autorità libiche hanno dichiarato pubblicamente di aver istituito una zona di ricerca e soccorso (Sar) limitando l'accesso delle imbarcazioni umanitarie e spostando la loro area di competenza dalle 12 miglia nautiche alle 97 miglia dalla costa. Il Centro di coordinamento del soccorso marittimo di Roma ha quindi avvisato Medici Senza Frontiere di un possibile rischio sicurezza. E Msf ha sospeso le attività, bloccando la nave Prudence. «I libici oramai possono fare quello che vogliono con il sostegno dell'Europa e dell'Italia - afferma Stefano Argenziano, coordinatore dei progetti di migrazione di Msf - Riprenderemo l'attività solo se si tornerà alla legge e al diritto internazionale». L'equipe medica di Medici senza frontiere è comunque rimasta a bordo dell'Aquarius, di Sos Méditerranée, ong che ha firmato il codice di condotta e che ha deciso di proseguire nel pattugliamento «finché continua a essere garantita la sicurezza». Ieri, proprio l'Aquarius era davanti alle coste libiche a poca distanza dalla C-Star, la nave anti migranti dell'organizzazione Defend Europe. Ed era l'unica nave a fare attività di soccorso, visto che la Juventa - della Jugend Retted - è sotto sequestro a Trapani e che le imbarcazioni di Proactiva, Sea-Watch e Moas erano a La Valletta.

Nel frattempo, dalla marina libica non arrivano segnali di cedimento. La decisione di vietare l'ingresso alle navi straniere nella zona Sar è confermata. «Tutti i Paesi hanno le proprie zone di ricerca. La decisione è stata presa in base alle leggi e i regolamenti internazionali - ha detto il portavoce della marina libica, Ayoub Qasim - Lo abbiamo notificato alle agenzie delle Nazioni Unite».
© riproduzione riservata
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino