Michielon: «Non vinceranno mai»

Michielon: «Non vinceranno mai»
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L'INTERVISTA
TREVISO Mauro Michielon, attuale commissario della Lega cittadina, nella sua lunga carriera politica ne ha viste un po' di tutti i colori. Gli mancava però l'attentato bombarolo: purtroppo è arrivato anche quello. E per lui con qualche brivido in più, anche se a posteriori. Lunedì era al K3 nella famosa riunione fatta con la bomba inesplosa posata sul ballatoio in cima alle scale esterne. Come gli altri presenti non è uscito per la classica boccata d'aria, e questo ha gli evitato un sacco di guai: quell'ordigno, così subdolo e vigliacco, poteva deflagrare da un momento all'altro.

Michielon, cosa ha pensato quando ha scoperto di essere stato non meno di due ore a pochi passi da una bomba?
«A pensarci qualche rischio c'è stato. Evidentemente non era il mio destino. Un po' come chi passava sul ponte di Genova: c'è chi ha fatto in tempo a frenare o ad andare avanti e chi no. E sono molto addolorato per tutte quelle vittime».
Cosa lascia nella Lega questo episodio?
«Ci ha unito molto più di prima. Siamo sempre più convinti di essere nel giusto e vogliamo andare avanti così, sempre uniti».
Ma la paura rimane?
«Magari, adesso, staremo più attenti quando entreremo nelle nostre sedi. Ci sarà un po' di circospezione in più, ma nulla cambierà».
L'obiettivo era intimorirvi?
«Forse, ma non solo noi. Ho letto attentamente e più volte il testo della rivendicazione. Questi ce l'hanno contro tutti, parlano di distruggere lo stato e la nostra società».
È stata una minaccia così forte da farvi cambiare abitudini?
«Assolutamente no. Io di notte continuo a dormire sereno. Ma deve essere così: se cambiamo abitudini vincono loro. E non mi farò spaventare da un volantino».
Non solo da un volantino: c'erano due bombe...
«Certo, ma non cambia. Non dobbiamo cedere lo stesso. Spaventarci è il loro obiettivo e noi dobbiamo mostrare una reazione opposta. Ho 58 anni: da ragazzino ho vissuto gli anni di piombo, spero che quel clima non torni mai più».
Se l'obiettivo era colpire il sistema, perché partire dalla Lega?
«Forse perché siamo il partito che sta facendo seguire i fatti alle parole, perché stiamo tentando di cambiare. E immagino che avere anche vinto le elezioni a Treviso conti qualcosa: abbiamo un sindaco che si comporta in un certo modo, con l'appoggio del movimento e dei cittadini».
Questo attentato può essere il frutto del clima politico rovente di questi tempi?
«Chi ha messo le bombe vuole attaccare tutti. Non credo che il dibattito politico abbia importanza qualcosa quando, nella rivendicazione, leggi che questi gruppi hanno come obiettivo festeggiare sulla città in fiamme. La politica, in questo caso, non c'entra niente».
Adesso l'attività della Lega riprende.
«In realtà la politica non va mai in vacanza, magari qualcuno si può prendere qualche giorno di riposo, ma l'attività non si ferma».
Da domani allora si ricomincia con cosa?
«C'è da organizzare l'attività di settembre, pensare alla festa provinciale che per noi è un momento sempre molto importante. Poi ci sono i congressi. Avremo mesi molto intensi davanti».
E con che animo li affronterete?

«Con grande serenità. Dobbiamo rimanere tranquilli e lavorare come abbiamo sempre fatto. Sappiamo di essere nel giusto e questo ci unisce e ci compatta. E andremo avanti con determinazione e grande tranquillità. Non riusciranno a spaventarci».
Paolo Calia
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Il Gazzettino