«Mi ha minacciato e rapinato in casa: era Peter Faoro»

«Mi ha minacciato e rapinato in casa: era Peter Faoro»
FELTRE«Lo ricorderò finché avrò vita: sembrava Dracula, aveva un mantello nero, conosceva la mia casa a occhi chiusi. Poi quando si è tolto il berretto non ho avuto più...

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FELTRE
«Lo ricorderò finché avrò vita: sembrava Dracula, aveva un mantello nero, conosceva la mia casa a occhi chiusi. Poi quando si è tolto il berretto non ho avuto più dubbi: era Peter Faoro». Era sicuro, ieri, in aula Alfredo Grisot, il 77enne che venne rapinato la notte del 9 giugno scorso nella sua casa di via Fusinato a Feltre. Ieri ha parlato di fronte al Tribunale in composizione collegiale, a Belluno, nel processo che vede alla sbarra Peter Faoro, trentenne originario di Schio, ma che abita a Feltre. Faoro è chiamato a rispondere di rapina aggravata, nell'ipotesi più grave. Contro di lui quella testimonianza granitica della vittima. Ma non il Dna che i carabinieri hanno cercato sul berrettino abbandonato dal rapinatore. «Erano le 4 di mattina - ha raccontato Grisot - ho visto quello che sembrava Dracula, travisato da un fazzoletto rosso. Mi ha detto: Io romeno, soldi, tu non chiamare i carabinieri altrimenti domani morto, per 5 volte». Il rapinatore estrae il portafoglio dai pantaloni appesi di Grisot e si prende 130 euro. Nell'uscire trova un cappello nero, si toglie il suo berretto che abbandona in casa e indossa quello della vittima. Ma forse Faoro si rende conto di aver fatto un errore e torna indietro. «Dopo 5 minuti torna indietro - prosegue Grisot - e mi dice: Il romeno che ti ha rapinato, mi aveva preso anche il mio borsello con le medicine, fammi entrare che vedo se lo ha lasciato qui. Io ovviamente gli ho detto: tu non entrerai mai più in casa mia e sono arrivati i carabinieri».

Ieri è emersa anche la linea difensiva, sostenuta dall'avvocato Tullio Tandura. L'imputato, che ha parlato in aula, ha scaricato la colpa sull'ex amico e fratello della sua ex, Daniele Bertelle: «Quella sera mi disse, andiamo a far soldi, io gli ho detto no. Poi è arrivato tutto rosso con i soldi». Ma Bertelle, sentito come teste, ha respinto l'accusa: «Mi ha accusato di aver fatto una rapina e un furto, sono arrabbiato. Ricordo che quella sera mi disse: Ho trovato il modo di far soldi, poi ti porto a far festa a Padova».

Nel processo è spuntata la lettera che Faoro (in carcere per la rapina dal 18 giugno), ricevette a Baldenich da un'amica. All'interno c'era un'altra lettera firmata dalla sorella di Bertelle e da Bertelle: «Mi spiace che tu sia in carcere al post mio». Ma ieri entrambi i presunti autori hanno disconosciuto la scrittura e la firma di quella missiva. Il processo è stato rinviato al 10 aprile, quando verrà sentito l'unico teste della difesa: il compagno di cella D'Urso che avrebbe visto l'arrivo della missiva. Ieri non era presente e è stato multato per 200 euro.
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Il Gazzettino