«Mi dichiaro prigioniero di guerra». La guerra in questione è quella

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«Mi dichiaro prigioniero di guerra». La guerra in questione è quella che il "sovranista" Davide Datterini sta combattendo contro lo Stato e che per ora l'ha visto finire nella casa circondariale di Rovigo dopo il rocambolesco inseguimento di mercoledì sera quando, evaso dagli arresti domiciliari, è stato rintracciato ed arrestato dalla Polizia del commissariato di Porto Tolle. Durante l'arresto l'uomo non solo avrebbe opposto resistenza, ma avrebbe anche rifilato qualche colpo ben assestato agli agenti. Il giudice Silvia Varotto ieri ha disposto la custodia cautelare in carcere per il 43enne di Porto Tolle che deve rispondere anche delle accuse di evasione, lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale. Ieri mattina, davanti al tribunale era presente un drappello di indipendentisti veneti per manifestare solidarietà al "patriota", che nel frattempo ha ricevuto il sostegno anche da Gabriele Perucca, uno dei 50 venetisti indagati a Brescia per le vicende del «tanko». Datterini si trovava agli arresti domiciliari per vicende che con la Serenissima c'entrano poco: durante una perquisizione, il 19 settembre, nel suo orto di casa erano state scoperte 78 piante di cannabis. Inizialmente sottoposto all'obbligo di firma, il 43enne, proprio perché a suo dire misconosce l'autorità statale italiano, non si era presentato all'appuntamento e la misura cautelare era stata aggravata in arresti domiciliari. Anche in questo caso ignorata. Mercoledì, dunque, essendo a tutti gli effetti un evaso è stato rintracciato e nuovamente arrestato dalla polizia, con i quattro agenti che durante le operazioni hanno rimediato colpi con prognosi dai 4 ai sei giorni. L'udienza per i nuovi capi d'imputazione si terrà il 26 ottobre.

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Il Gazzettino