Meno male che c'è Tria. Il nuovo ministro dell'Economia ha parlato, preso posizione,

Meno male che c'è Tria. Il nuovo ministro dell'Economia ha parlato, preso posizione,
Meno male che c'è Tria. Il nuovo ministro dell'Economia ha parlato, preso posizione, confermato la permanenza dell'Italia nell'euro, con il consenso unanime del governo e...

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Meno male che c'è Tria. Il nuovo ministro dell'Economia ha parlato, preso posizione, confermato la permanenza dell'Italia nell'euro, con il consenso unanime del governo e tracciato la linea verso la riduzione di debito e il contenimento del deficit, rinviando ad opportune verifiche tutte le altre misure che devono rispettare i vincoli di bilancio. Insomma, ha iniziato a lavorare, pragmaticamente, con le parole e con i fatti. Vedremo se la sua linea, che potremmo definire di sviluppo & rigore, terrà. Ma intanto è importante registrare che un coro di voci si è levato a suo sostegno: dal predecessore Padoan al commissario europeo al Bilancio, Günter Oettinger, che ha definito lungimiranti gli impegni programmatici di Tria. Non a caso, subito dopo i mercati hanno preso un'altra intonazione, con lo spread che è sceso di 30 punti. Perché, giustamente, le risorse aggiuntive devono essere trovate entro i limiti della credibilità. E se siamo ancora sopra quota 200, dipende dal fatto che tutte le proposte elettorali messe in agenda - flat tax, reddito di cittadinanza, riforma della legge Fornero - sono attualmente prive di copertura.

Nel concreto, poi, seguendo la linea Tria, il Def è finalmente approdato in Parlamento. Dalla prima bozza trapelata si evince che la maggioranza avrebbe nella sterilizzazione dell'aumento dell'Iva la sua priorità. Una cosa che, probabilmente, qualunque altro governo avrebbe fatto. Sul resto, il neo ministro ha rinviato tutto alla nota di aggiornamento autunnale, anche se sembra aver escluso già da ora misure fantasiose come i mini-Bot e rinviato a opportune verifiche altri interventi pesanti come la pace fiscale e, soprattutto, la riforma della legge Fornero. Dunque, sarà la prossima manovra finanziaria il banco di prova definitivo del nuovo governo.
Nel frattempo, però, è importante evitare la correzione di tre decimali sul 2018 (pari a 5 miliardi) e ulteriori misure restrittive per i prossimi tre anni. E questo dipenderà soprattutto dalle scelte che farà l'Europa. Ecco perché Tria incontrerà l'omologo francese Bruno Le Maire dopo aver visto quello tedesco Olaf Scholz. Segno che, al di là delle polemiche, il ministro sta cercando un accordo con il resto d'Europa, e non solo su conti pubblici e strategia economica, ma anche sul fondo comune per affrontare le crisi prolungate, un'assicurazione condivisa sui depositi e un bilancio comunitario per gli investimenti.

E se Tria porterà a casa i risultati sperati, potrà dire con più peso la sua anche sul fronte interno. Perché sarà decisivo il modo con cui verranno impiegati eventuali nuovi margini di bilancio. Per esempio, non con bonus a sostegno della domanda, tipo gli 80 euro renziani, che si sono già rivelati inefficaci. Giovanni Tria lo ha sempre detto da economista e lo ha ribadito ora: bisogna invertire la logica, puntando a riqualificare l'offerta attraverso un piano di investimenti pubblici, volano e moltiplicatore di quelli privati, e alimentando lo sviluppo infrastrutturale del Paese. Insomma, un cambiamento uno e Tria. (twitter @ecisnetto)
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Il Gazzettino