Medici di base, settimana nera: «Temiamo l'assalto dei docenti»

Medici di base, settimana nera: «Temiamo l'assalto dei docenti»
L'ALLARMEROMA Per i medici di famiglia riparte da oggi un secondo banco di prova. Se nei mesi scorsi la pandemia da Covid aveva già messo sotto scacco l'assistenza ai pazienti,...

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L'ALLARME
ROMA Per i medici di famiglia riparte da oggi un secondo banco di prova. Se nei mesi scorsi la pandemia da Covid aveva già messo sotto scacco l'assistenza ai pazienti, costretti a rimanere a casa e seguiti soltanto per via telematica, ora in fila negli ambulatori si aggiungono anche i docenti che accettano di sottoporsi al test sierologico.

INCOGNITE
La scadenza in realtà è fissata per il 7 settembre, ma già nei giorni scorsi, il segretario generale nazionale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), Silvestro Scotti, aveva raccomandato di sollecitare i pazienti per lo screening, proprio per evitare «problemi per l'attività ordinaria», che proprio oggi «riprenderà, presumibilmente, a pieno». Pericolo poi in parte scongiurato, visto che «in pochi giorni il dato del rifiuto si è dimezzato». Solo un 15%, infatti, degli operatori scolastici non ha ancora accettato di eseguire il test. Molti medici però sono sempre più in affanno. Le nuove pastoie burocratiche dovute al Covid non sono facili da sbrigare. «Soprattutto nel Lazio - spiega Pina Onotri, segretario generale del Sindacato medici italiani (Smi) - siamo alle prese con i rientri dei pazienti dalla Sardegna, con le segnalazioni da fare agli uffici di igiene e sanità pubblica, con la prescrizione dei tamponi e la presa in carico di soggetti positivi e dei contatti. Se a tutto questo sommiamo i problemi che affrontiamo normalmente con i nostri malati cronici, che ora sono ancora più bisognosi di cure, visto che con la pandemia spesso sono saltate diverse visite di controllo per numerose patologie, la situazione non è assolutamente semplice».
ASSEDIO
E così molti medici in età prossima al pensionamento alla fine hanno deciso di gettare la spugna. Tanti altri, poi, spesso privi delle risorse necessarie, non hanno aderito alla campagna di prevenzione da Covid «ritenendo l'operazione poco sicura», oppure perché affermano di non avere «ancora ricevuto il kit per somministrare i test», mentre addirittura, come denuncia il sindacato di categoria della scuola Anief, «alcuni chiedono un compenso al personale scolastico». «I professionisti - ammette Claudio Cricelli, presidente della Società italiana medicina generale e delle cure primarie (Simg) - sono sopraffatti quando c'è una enorme quantità di informazioni tutte parziali. Sul fatto poi che il servizio sia pagato in più non c'è chiarezza: ci sono Asl nelle quali c'è una contrattazione, ed è stato stabilito un pagamento a parte, mentre in moltissime regioni questo aspetto non è stato definito». Ma se, per la maggior parte dei medici, la situazione è ancora sotto controllo, non si può dire lo stesso per chi paventa già un aumento dei contagi con la ripresa della scuola. «La nostra preoccupazione - rimarca Cricelli - è che non è stato ancora deciso come affrontare le centinaia di migliaia di tamponi che si presume dovremo fare ogni giorno. E non sappiamo come dovremo rintracciare poi tutti quei pazienti che sono asintomatici».

Graziella Melina
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Il Gazzettino