Dal 2008 a oggi il solo settore metalmeccanico del sistema industriale pordenonese ha perso oltre una impresa su dieci. La produzione è calata di oltre il 32 per cento (cioé...
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È il quadro "spietato" del comparto produttivo che sul territorio pesa per la metà dell'intero sistema industriale con un numero di addetti complessivo di circa 35 mila unità. I dati e le prospettive future del comparto sono emersi dall'incontro che la Sezione meccanica di Unindustria ha presentato ieri a Pordenone, in contemporanea a Federmeccanica nazionale e a sessanta sezioni territoriali in giro per l'Italia. Ma una delle province più "metalmeccaniche" italiane (patria dell'elettrodomestico oggi in declino) non sta certo a guardare. «L'impresa - ha detto il presidente Gianfranco Bisaro - è una fucina di attività e di interesse sociale. Una selezione che ci ha però lasciato tante eccellenze che noi dobbiamo cercare di mettere insieme. Gli imprenditori più visionari, capaci e innovatori devono essere da guida. Bisogna chiamare tutti al fare per creare le imprese del futuro. I punti chiave? Tante competenze, nuovi talenti, aggregazioni di filiere per andare più competitivi e più forti su nuovi mercati. Sapendo che tutto sta cambiando e che oggi il Pil cresce inesorabilmente in altre aree del mondo. Ed è anche lì che noi dobbiamo essere presenti». È come procedere dopo la bufera? «Le imprese che sanno resistere - sottolinea Paolo Candotti, direttore di Unindustria - si riorganizzano ed esportano il più possibile. E contribuiscono a fare cambiare pelle al settore: imprese che dalla meccanica tradizionale sono passate a settori più evoluti come l'aeronautico e il biomedicale». Inosomma, il saper fare che non va disperso ma evolve creando nuove opportunità.
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Il Gazzettino