TRIESTE - La Regione dovrà allungare al 2020 la garanzia diretta pari a 120 milioni di euro, accantonati nel 2014, a favore di Autovie Venete per la realizzazione della terza...
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Il prestito doppio non comporterà tuttavia per Mamma Regione un incremento della somma garantita (e quindi posta a riserva), in quanto Cdp non ha richiesto tal genere d'impegno nell'ambito delle nuove clausole contrattuali. Si tratta ora di stabilire se la proroga della garanzia richieda, come allora, una norma di legge regionale o se, trattandosi di un allungo, si rivelerà sufficiente una deliberazione della Giunta Serracchiani.
Il prestito dalla Cdp rappresenta in realtà una sorta di "ponte" per consentire ad Autovie Venete di cantierare il terzo lotto della terza corsia dal Tagliamento a Gonars in attesa di quattro auspicati eventi: 1) la liquidazione da parte del Governo dei 123 milioni complessivamente dovuti in forza delle previsioni della legge "Sblocca Italia" (30 milioni) e della legge di stabilità 2015 (93 milioni rispetto ai 100 originariamente preventivati); 2) l'integrazione della disponibilità statale a finanziare la grande opera autostradale a Nordest con le prossime leggi d'impegno finanziario; 3) l'accessibilità, formalmente aperta ma sostanzialmente complessa, al Piano Juncker della Commissione europea per le grandi infrastrutture; 4) l'istituzione di una linea di credito da parte del mondo bancario per finanziare la prima parte del programma terza corsia, ossia lasciando a una fase successiva al 2025 la realizzazione del tratto da San Donà a Portogruaro e dallo snodo di Palmanova a Villesse.
E con ogni probabilità saranno proprio i soggetti bancari a definire le modalità finanziarie di uscita dei soci privati e di quelli pubblici che lo vorranno dalla compagine azionaria di Autovie. Oltre alla logica (ma ardita) strada della liquidazione cash di svariate decine di milioni, esistono diverse altre opzioni all'esame e fra queste un'emissione obbligazionaria per valori pari alle partecipazioni da dismettere. Salva la possibilità dei privati di rientrare in Autovie una volta che la concessione in house sarà stata affidata, all'unica condizione di restare in conclamata minoranza e nell'impossibilità di dettare scelte strategiche diverse da quelle volute dalla mano pubblica. A meno che in Autovie, al loro posto, non entri l'Anas, opzione che ad onta delle pubbliche declaratorie è in realtà una prospettiva tutt'altro che virtuale.
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Il Gazzettino